La testimonianza dell’arcivescovo di Algeri: un cristiano tra i musulmani cambia
le cose
In un’intervista all’Opera di diritto Pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre”, l’arcivescovo
di Algeri, Ghaleb Moussa Abdalla Bader, racconta la sua esperienza nel Paese dove
i cristiani sono una netta minoranza: secondo le stime diecimila protestanti e cinquemila
cattolici. “Un cristiano in mezzo ai musulmani cambia molte cose – è uno stralcio
delle sue dichiarazioni riportate dall’Osservatore Romano – la nostra amicizia e il
nostro spirito di servizio fanno sorgere domande nei nostri compatrioti musulmani,
del tipo: ‘perché vivono in mezzo a noi nonostante siano minacciati?’”. Dal 2006,
infatti, con la promulgazione della legge che in Algeria impedisce di fatto ogni forma
di evangelizzazione, la libertà religiosa dei cristiani è stata molto limitata. Le
minacce, però, risalgono a prima: uno degli episodi più sanguinosi avvenne nel 1996,
quando furono uccisi sette monaci trappisti, tra cui il priore del monastero cistercense
di Notre-Dame de l’Atlas, che da allora è deserto. “Ma gli abitanti – prosegue il
presule – seguitano a domandarmi quando torneranno altri monaci”. Mons. Bader, da
quando è stato consacrato arcivescovo di Algeri, non ha mai smesso di chiedere alle
autorità locali garanzie sul diritto dei cristiani di professare liberamente la propria
fede. (R.B.)