2010-09-05 11:13:10

La libertà religiosa al centro del Congresso dei laici dell’Asia, conclusosi oggi


Con una solenne celebrazione eucaristica, si è concluso stamani il Congresso dei laici cattolici dell’Asia, ospitato da Seoul, in Corea del Sud. A presiedere la Messa, nella cattedrale della città, è stato l’arcivescovo di Seoul, cardinale Nicholas Cheong Jinsuk. Tanti i temi trattati dal Congresso, dedicato alla proclamazione di Cristo in Asia. Ma qual è stata la questione più rilevante dei lavori? Isabella Piro lo ha chiesto al cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, che ha organizzato l’evento:RealAudioMP3  

R. - Attualmente il problema più grave - segnalato da molti delegati al Congresso - riguarda la limitazione o addirittura la negazione della libertà religiosa e il fondamentalismo integralista che generano delle vere e proprie persecuzioni religiose. In Asia oggi purtroppo ritornano i martiri. Molti cristiani asiatici vivono impauriti perché minacciati. Questo Congresso è stato un’occasione provvidenziale per esprimere nei loro confronti la nostra solidarietà e la nostra profonda comunione nella fede. Inoltre, per molti partecipanti, questo Congresso è stato come una salutare boccata di ossigeno, un dono di speranza: “Non siete soli e dimenticati, la Chiesa universale è con voi”. C’è da dire, però, che la vita della Chiesa in Asia non è fatta solo da problemi e sfide! Nonostante le molteplici difficoltà, la Chiesa in Asia vive e cresce, diventa sempre più missionaria. E questo è stato motivo di grande gioia per tutti i partecipanti. Ecco dunque la grande consegna di questo Congresso a tutti i fedeli laici dell’Asia: essere messaggeri significativi e persuasivi della vera e grande speranza, Gesù Cristo!

 

D. - Parliamo di dialogo interreligioso: qual è il ruolo dei laici in un contesto come quello asiatico, in cui il fondamentalismo è in crescita?

 

R. - Il contributo dei fedeli laici in questo ambito è addirittura indispensabile! Essi si trovano in prima linea, impegnati laddove vivono, in una specie di “dialogo di vita quotidiana”. La testimonianza di una carità evangelica, capace di chinarsi in maniera disinteressata su ogni sofferenza umana - indipendentemente dall’appartenenza religiosa - e l’apertura alla collaborazione costruttiva per il bene comune delle comunità locali di appartenenza possono fare veramente dei miracoli! Durante il Congresso abbiamo ascoltato molte testimonianze in questo senso. Vale la pena sottolineare che non deve esserci contrapposizione tra l’annuncio di Cristo e il dialogo con le altre religioni: occorre, infatti, che questi due elementi mantengano il loro legame intimo e, al tempo stesso, la loro distinzione, per cui non vanno né confusi, né strumentalizzati, né giudicati equivalenti come se fossero intercambiabili.

 

D. - Possiamo comunque dire che il bilancio di questo Congresso è un bilancio positivo?

 

R. - Questo Congresso è stato veramente un grande dono per tutta la Chiesa che vive e svolge la sua missione in Asia. Credo che ciascun delegato, al termine di questo Congresso, sia più forte nella speranza, più ricco di amore per la Chiesa che vive in questo continente, più impegnato nella sua missione. Molti hanno scoperto con una chiarezza nuova la bellezza di essere cristiani. Allora, questo Congresso non può terminare qui, ma deve continuare come fermento evangelico nella vita di tutti i partecipanti.








All the contents on this site are copyrighted ©.