Bambini e donne: le priorità in Pakistan ad un mese dall’emergenza alluvione
Ad un mese dall’inizio dell’emergenza la situazione in Pakistan diventa di giorno
in giorno più drammatica. Particolarmente difficile è la situazione dei bambini: secondo
Save the Children, quasi 2 milioni e mezzo di minori non sono stati ancora raggiunti
dagli aiuti alimentari di cui hanno disperatamente bisogno. L’Organizzazione è impegnata
in una corsa contro il tempo con più di 600 tra medici e operatori umanitari attivi
in 4 province, dove ha raggiunto in 30 giorni 300.000 persone con soccorsi sanitari
e distribuzione di aiuti. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Michele Prosperi,
responsabile comunicazione di Save The Children Italia:
R. – Sono
ancora più di due milioni e 400 mila i bambini che stanno disperatamente attendendo
il cibo. Cibo senza il quale difficilmente riusciranno a sopravvivere. Si tratta veramente
di una corsa contro il tempo.
D. – A preoccupare maggiormente è il
loro stato di salute…
R. – Sono centinaia di migliaia
i casi di diarrea acuta. La diarrea acuta causa una disidratazione che, di fatto,
può essere letale anche nel giro di poche ore se non viene curata e se non si interviene
in modo opportuno. La situazione, quindi, è critica rispetto alle malattie, rispetto
all’assenza di cibo, perché risultano anche parecchi casi di bambini che non ce l’hanno
fatta a resistere e sono morti di stenti. A questo s’aggiunge, e non lo dobbiamo dimenticare,
un altro motivo di preoccupazione: 100 mila donne sono in stato avanzato di gravidanza
e partoriranno entro i prossimi 30 giorni.
D. – Per
loro è stato messo a punto un piano speciale?
R. – In
questo caso l’intervento – soprattutto di Save The Children – è di garantire le condizioni
igieniche minime di sicurezza per poter predisporre il parto ed evitare le conseguenze
peggiori, che possono anche essere estreme per la vita delle partorienti ed anche
per quella dei nascituri.
D. – Voi siete impegnati con
600 persone tra medici ed operatori umanitari nel Paese. Quali sono le richieste da
parte della popolazione?
R. – Dobbiamo pensare che soltanto
il 20 per cento della popolazione in tutte le aree colpite è stata raggiunta, in questo
momento, dai soccorsi. Una prima emergenza, la priorità assoluta, quindi, è raggiungere
nel minor tempo possibile tutte le comunità che sono ancora isolate e che non sono
state raggiunte da nessun tipo di aiuto. Dove invece siamo già arrivati con le nostre
equipe mobili, le cliniche mobili e la distribuzione degli aiuti, la priorità è assolutamente
quella di evitare la diffusione delle malattie e di garantire un’alimentazione minima.
D.
– Cosa fare nel concreto per aiutare la popolazione pakistana?
R.
– E’ attivo – e sarà attivo fino al 27 settembre – il numero di telefono 45504, al
quale è possibile chiamare da cellulari oppure da rete fissa Telecom per donare due
euro e sostenere gli interventi di Agire, che raggruppa le principali Ong italiane
presenti in Pakistan, tra cui Save The Children. E’ davvero molto importante il sostegno
ed un sostegno immediato, perché è fondamentale arrivare in tempo affinchè questi
milioni di bambini possano avere la possibilità di farcela.