Sale a 57 morti il numero dei morti per l’attentato di ieri a Quetta, in Pakistan
È salito a 57 il bilancio delle vittime dell'attentato suicida compiuto ieri a Quetta,
la capitale della provincia del Baluchistan, nel sudest del Pakistan, che ha preso
di mira una manifestazione di sciiti a favore dei palestinesi. Le forze dell'ordine
rimangono in stato di allerta: si temono altri attentati in occasione dei funerali
delle vittime.
In Afghanistan Karzai annuncia un “consiglio di pace” con
i talebani Il presidente dell'Afghanistan, Hamid Karzai, ha annunciato l'avvio
di un “consiglio di pace” con i talebani. Secondo un comunicato della presidenza afghana,
la creazione dell'Alto Consiglio per la Pace rappresenta “un passo significativo verso
l'avvio di trattative di pace” con i talebani. Il Consiglio era stato già approvato
lo scorso giugno dalla “Jirga per la pace”, l'assemblea dei notabili e dei capi tribù
del Paese convocata da Karzai. Secondo la nota, alcuni responsabili si sono riuniti
oggi presso la presidenza per stilare una lista di partecipanti all'organismo. Lista
che sarà annunciata verso metà settembre.
Caso Sakineh: mobilitazione di
eurodeputate italiane Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condannata
alla lapidazione per adulterio e presunta complicità nella morte del marito, ha subito
una nuova condanna a 99 frustate. La denuncia arriva dal figlio Sajjad Ghaderzadeh,
che ha scritto una lettera aperta. Nella lettera datata 3 settembre, ma diffusa questa
mattina, il giovane fa riferimento a un articolo pubblicato dal London Times il 20
agosto scorso, in cui appare una foto di donna senza velo sotto il nome di Sakineh
che però non sarebbe la donna accusata. Secondo il figlio, Sakineh sarebbe stata condannata
a 99 frustate sulla base della falsa accusa di diffondere corruzione e indecenza.
Sul caso Sakineh continua, tra l’altro, la mobilitazione delle eurodeputate italiane,
che da giorni chiedono un impegno comune di parlamento e Commissione perchè il tribunale
iraniano annulli la sentenza di condanna a morte per la donna. Il vicepresidente del
parlamento europeo, Roberta Angelilli e il presidente della Commissione parlamentare
per le petizioni, Erminia Mazzoni, hanno chiesto che questa discussione sia anticipata
in seduta plenaria dal parlamento lunedì prossimo, piuttosto che giovedì come previsto.
"Il regime iraniano - dichiarano Angelilli e Mazzoni - viola i diritti fondamentali,
calpesta le libertà delle donne, ignora gli appelli della comunità internazionale.
Sakineh è molto più di un simbolo. E' una vita che in essa racchiude le tante altre
verso le quali abbiamo, come istituzioni europee, una responsabilità ineludibile".
In
Francia giornata di mobilitazione per le misure del governo sui rom Giornata
di protesta, oggi in Francia, contro le misure in tema di immigrazione adottate dal
governo. La mobilitazione, che interessa Parigi e altre città, è stata indetta dai
partiti di opposizione, dai sindacati e dalle associazioni per i diritti umani. Numerose
le manifestazioni organizzate, sempre nella giornata odierna, anche davanti alle ambasciate
francesi in numerosi altri Paesi Europei. Ma sul clima che si vive in Francia, già
segnato dalle polemiche sollevate nei giorni scorsi per i primi rimpatri dei Rom irregolari,
Eugenio Bonanata ha intervistato Massimo Nava, editorialista del Corriere
della Sera:
R. – Questa
indignazione ha radici antiche: affonda nella cultura francese, che è una cultura
di tolleranza, d’immigrazione, di accoglienza che ha, in fondo, nei suoi fondamenti,
proprio il concetto di cittadinanza universale. D’altra parte, credo che non vada
messo sotto silenzio il fatto che questa iniziativa è stata l’unica che ha fatto rimontare
– sia pure leggermente – il consenso di Sarkozy nei sondaggi.
D. – Questo
che cosa significa?
R. – Significa che siamo di fronte a due tipi di
Francia o, se vogliamo, a due tipi di opinione pubblica. C’è un’opinione pubblica
che non è in sé razzista ma che è spaventata dall’immigrazione clandestina, dagli
atti di criminalità attribuiti agli immigrati – o dei quali molti immigrati, in particolare
i rom, sono responsabili: queste è una fascia di popolazione che rischia di essere
"regalata" in massa al voto di Le Pen. Sarkozy, un po’ per ragioni elettorali – la
scadenza delle prossime presidenziali – un po’ per recuperare il consenso dopo le
sconfitte elettorali ed un po’ per convinzione, ha fatto queste mosse che, di fatto,
hanno avuto un impatto simbolico sull’opinione pubblica.
D. – Resta,
tuttavia, la preoccupazione dell’Unione Europea. Lunedì, Barroso sarà a Parigi ed
in pratica Bruxelles chiede di conciliare le esigenze della sicurezza all’interno
dei singoli Paesi con il rispetto dei diritti di tutti i cittadini europei…
R.
– Questa è anche la posizione della Francia. D’altra parte, la lotta all’immigrazione
clandestina è anche una politica europea: è una politica che la Francia ha in qualche
modo affrontato senza tuttavia risolvere la questione. Se noi guardiamo gli ultimi
provvedimenti fatti dai governi francesi – addirittura fin dai tempi di Chirac – vediamo
che è stato chiuso il Centro per accoglienza clandestini di Sangatte, nel Canale della
Manica, abbiamo avuto la legge contro il burka, abbiamo avuto il dibattito sull’identità
nazionale, abbiamo avuto alcune espulsioni o rimpatri di Sanpapiè. Nonostante tutto
ciò, comunque, in Francia i clandestini restano di fatto centinaia di migliaia. Il
lavoro nero è una situazione piuttosto endemica e i figli di clandestini di sans
papier vanno regolarmente nelle scuole.
D. – Il tema è molto sentito
anche in Italia. A Roma si parla, ad esempio, di prossimi sgomberi di campi rom abusivi…
R.
– Sì. Il problema è che questa poi è, di fatto, la domanda dell’opinione pubblica.
Chiaramente, una cosa è il rom clandestino, il rom che ruba, il rom illegale, ed un’altra
cosa è il rom con passaporto rumeno, che vive e lavora. Una cosa che dovrebbe essere
combattuta è una certa ipocrisia che fa sì che un gruppo etnico, culturale o linguistico
divenga il bersaglio rispetto ad altri, quando invece la discriminante dovrebbe essere
soltanto una: quella tra illegalità e legalità.
In Portogallo sei condanne
per pedofilia in un orfanotrofio pubblico Sei persone (fra le quali un ex
presentatore televisivo e un ex ambasciatore) sono state condannate a Lisbona a pesanti
pene detentive al termine del processo di primo grado per lo scandalo di Casa Pia,
una rete di orfanotrofi pubblici dove, secondo l'accusa, una trentina di bambini furono
violentati e costretti a prostituirsi negli anni Novanta. Casa Pia è un’istituzione
pubblica portoghese che risale al Settecento e accoglie bambini orfani o di famiglie
in difficoltà in una decina di strutture. Nel 2002, alcuni ex ospiti maschi degli
orfanotrofi denunciarono di essere stati violentati e costretti a prostituirsi, quando
erano ancora bambini. Il processo era iniziato nel 2004 ed è stato il più lungo della
storia del Portogallo, con centinaia di testimoni. Gli imputati erano sette: uno solo
è stato assolto. Il principale accusato, Carlos Silvino, ex autista e giardiniere
di Casa Pia, è stato condannato a 18 anni di prigione. Era l'unico degli imputati
ad aver ammesso le sue responsabilità, giustificandosi col fatto di aver subito anche
lui abusi da bambino, quando era ospite dell'orfanotrofio. Altri cinque accusati sono
stati condannati a pene che vanno da 5 anni e 9 mesi a 7 anni.
La Moldova
al voto sulla riforma costituzionale per superare lo stallo politico La Moldova,
Repubblica ex sovietica considerata uno tra i Paesi più poveri d'Europa, andrà domani
al referendum su una riforma costituzionale che prevede l'elezione diretta del capo
dello Stato e che farebbe uscire il Paese da una crisi politica nata nella primavera
del 2009. Il quorum per la validità della consultazione è pari a un terzo degli
elettori: almeno la metà deve esprimersi a favore perchè passi la riforma. In tal
caso, le elezioni parlamentari e presidenziali potrebbero svolgersi nello stesso giorno,
probabilmente il 14 novembre.
Corea del Nord Cina e Usa impegnati
per la ripresa dei colloqui a Sei sul nucleare della Corea del Nord Cina e Usa insieme
per la denuclearizzazione della Corea del Nord. L’intenzione è quella di riprendere
i colloqui a Sei interrotti nel 2009. Un percorso difficile, rallentato dai continui
contrasti tra le due Coree. Il servizio di Elisa Castellucci:
La
Cina e gli Stati Uniti si sono accordati per lavorare insieme e per superare lo stallo
dei colloqui a Sei (le due Coree, Cina, Giappone, Stati Uniti e Russia) sulla questione
nucleare della Corea del Nord. I due Paesi accelerano le trattative per il mantenimento
della pace e della stabilità nella regione. Pochi giorni fa, il leader nordcoreano
si è recato in Cina per la seconda volta in un anno. La visita si è incentrata sulla
cooperazione bilaterale e sul controverso dossier nucleare nordcoreano. Dopo le tensioni
del mese di luglio, seguite all’affondamento della nave sudcoreana, il governo di
Pechino spinge per la ripresa dei colloqui e il suo alleato principale sono gli Stati
Uniti. Dawei, rappresentante speciale cinese per Affari della penisola coreana, ha
annunciato un’imminente partenza per la Russia con il fine di rilanciare i colloqui,
che si erano interrotti nel 2009. La settimana scorsa, in visita ufficiale in Cina,
il presidente nordcoreano, Kim Jong-il, ha chiesto esplicitamente a tutti e sei i
Paesi l’apertura di un compromesso per la ripresa delle trattative, ma non mancano
incertezze e perplessità. L’obiettivo di Cina e America in questo momento è lo stesso:
la totale denuclearizzazione dell’area e l’inizio di un programma di aiuti economici
per la Corea del Nord.
Terremoto di magnitudo 7 in Nuova Zelanda: panico
e danni ma nessuna vittima Le autorità hanno iniziato a far evacuare i residenti
da Christchurch, nell'isola del sud della Nuova Zelanda, la seconda città del Paese,
colpita all'alba di oggi (alle 4,35, le 18,35 di ieri in Italia) da un forte terremoto
di magnitudo 7,0, che ha causato notevoli danni ed alcuni feriti, di cui due gravi.
Il premier, John Key, ha raggiunto in aereo la città accompagnato dal ministro della
Difesa, John Carter, per valutare l'estensione dei danni. Il sindaco, Bob Parker,
ha proclamato lo stato di emergenza nella città, dove sono crollate facciate di palazzi
e abitazioni e molte auto sono rimaste schiacciate. Gravemente danneggiate infrastrutture
chiave, come acqua, elettricità e fognature. L’aeroporto internazionale rimane chiuso.
La polizia riferisce che vi sono stati episodi di saccheggio e sono stati effettuati
diversi arresti.
Ennesimo attentato in Daghestan: illeso un ministro, morto
l’autista Il ministro del Daghestan per la Politica nazionale, le relazioni
estere e l'informazione, Bekmurza Bekmurzaiev, è rimasto ferito ieri sera insieme
con la sua guardia del corpo in un attentato avvenuto nella capitale della Repubblica
caucasica russa, Makhachkala. Il suo autista, invece, è morto. Due suoi predecessori
sono stati uccisi in altrettanti attentati: Zagir Arukhov, ucciso nel 2005 da una
bomba esplosa mentre stava uscendo da un edificio, e Magomed-Salikh Gusaiev, dilaniato
nel 2003 da un ordigno piazzato sul tetto della sua vettura.
Dimissioni
del ministro degli Esteri in Corea del Sud: accusato di nepotismo Il ministro
degli Esteri della Corea del Sud, Yu Myung-hwan, si è dimesso in seguito ad accuse
di nepotismo che riguardano l'impiego della figlia all'interno dello stesso Ministero.
Lo riferiscono fonti del governo. “Le dimissioni del ministro sono state accettate
dal presidente”, ha detto una fonte presidenziale, che ha voluto mantenere l'anonimato.
La figlia di Yu, Yu Hyun-sun, ha lavorato al Ministero degli esteri fra il 2006 e
il 2009, ha riferito una fonte. Avrebbe dovuto quindi firmare un contratto il 31 agosto
scorso per lavorare su questioni commerciali, ma l'ondata di critiche che hanno seguito
la sua assunzione l'hanno costretta a non accettare l'offerta. (Panoramica internazionale
a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio
Vaticana Anno LIV no. 247
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