Pakistan: ancora discriminazioni nella distribuzione dei soccorsi
In un Pakistan già in ginocchio per le inondazioni, torna l’incubo terrorismo con
gli attentati degli ultimi giorni, che non fermeranno, però, la distribuzione degli
aiuti alla popolazione. “Il lavoro della Caritas prosegue instancabile in tutte le
direzioni, in tutte le diocesi e senza alcuna discriminazione sui destinatari”, ha
raccontato a Fides il vescovo di Hyderabad, mons. Max John Rodrigues, che ha dato
anche testimonianza della collaborazione e della solidarietà tra le popolazioni cristiana,
musulmana e indù. A Multan, il vescovo diocesano mons. Andrew Francis cura personalmente
la distribuzione di cibo, tende, acqua pulita e medicinali a 25mila famiglie. A Islamabad
la Comunità di San’Egidio ha organizzato gli aiuti diretti alla città di Noshera,
nella provincia di frontiera del nordovest, mentre la Conferenza episcopale tedesca
ha organizzato per domani una speciale giornata di preghiera e di raccolta fondi durante
le Messe. Non tutte le testimonianze di fratellanza e collaborazione tra persone di
etnia e religione diversa, purtroppo, però, concordano: operatori umanitari e Ong
denunciano una forte discriminazione negli aiuti, anche da parte di funzionari governativi,
e nelle cure mediche prestate ai cristiani nel distretto di Thatta. “Ad alcuni profughi
cristiani l’assistenza è negata apertamente – afferma l’Ong americana Open Doors –
ad altri viene detto di andarsene o di convertirsi all’Islam”. A subire discriminazioni
sono anche gli ahmadi, considerati eretici dai musulmani, e i dalit, i fuori casta
del Pakistan, che vengono cacciati dai campi profughi e maltrattati. (R.B.)