Lancio di un razzo da Gaza contro Israele: nessuna vittima
Dopo la storica ripresa dei colloqui diretti israelo-palestinesi a Washington, i nuovi
incontri avverranno tra due settimane in Egitto e continueranno con cadenza quindicinale.
Intanto il premier israeliano Netanyahu ha parlato ieri di referendum se dovesse riuscire
a concludere la pace con i palestinesi. La Lega Araba da parte sua chiede negoziati
seri e non semplici strette di mano. E mentre nella comunità internazionale vige un
cauto ottimismo, Hamas è tornata a minacciare il processo di pace definendo i coloni
israeliani "bersagli legittimi". E alle parole sono subito seguiti i fatti: stamani
un razzo partito dalla Striscia di Gaza è esploso in una zona disabitata del Negev
israeliano. Sulla ripresa dei negoziati e sulle reali possibilità di arrivare ad una
soluzione condivisa del problema, sentiamo il commento di Eric Salerno, corrispondente
dal Medio Oriente per quotidiano il Messaggero, intervistato da Manuela Campanile:
R. - Io credo
che il presidente Obama voglia veramente, così come altri presidenti americani, arrivare
alla pace. Io credo che voglia chiudere e ha bisogno di chiudere il contenzioso mediorientale,
perché ci sono tanti altri teatri strategici aperti, tante altre questioni da risolvere.
C’è, poi, un futuro che ci presenta altre sfide come Occidente e come zona del Mediterraneo,
del Medio Oriente e come zona che si affaccia sull’Asia. Detto questo, però, non sappiamo
e non possiamo capire se gli interlocutori riusciranno effettivamente a decidere cosa
vogliono fare e quali possono essere i compromessi che sono disposti ad accettare.
Il presidente palestinese è abbastanza isolato all’interno del suo mondo: non è totalmente
legittimato, perché il suo mandato è scaduto da quasi due anni. Si presenta, dunque,
con un ruolo a cavallo che è legato un po’ alla presidenza dell’Olp, che però non
c’entra niente, e un po’ alla presidenza dell’Autorità nazionale palestinese. Netanyahu
è poi un grande punto interrogativo, perché nasce come uomo di destra e il suo compito
- in questo momento per arrivare alla pace - è quello di sposare le idee della sinistra.
D.
- Il primo test arriverà molto presto: il 26 settembre quando scadrà la moratoria
di Israele sui nuovi insediamenti. Bisogna, quindi, aspettare e vedere cosa succederà?
R.
– E’ molto importante quello che succederà quel giorno e subito prima di quel giorno,
quando cioè Netanyahu dovrà dire al suo interlocutore che non intende più far costruire
nei Territori occupati fino a quando non ci sarà una soluzione, oppure i due dovranno
trovare un’intesa, un compromesso che potrebbe - si ipotizza oggi - essere quello
di consentire le costruzioni in quegli insediamenti che, all’interno di un accordo
con i palestinesi, resterebbero ad Israele e bloccare, invece, quelli che sono previsti
o che vogliono realizzare i coloni in quella parte di territorio che sicuramente deve
tornare al popolo palestinese.