2010-09-04 16:01:24

Lancio di un razzo da Gaza contro Israele: nessuna vittima


Dopo la storica ripresa dei colloqui diretti israelo-palestinesi a Washington, i nuovi incontri avverranno tra due settimane in Egitto e continueranno con cadenza quindicinale. Intanto il premier israeliano Netanyahu ha parlato ieri di referendum se dovesse riuscire a concludere la pace con i palestinesi. La Lega Araba da parte sua chiede negoziati seri e non semplici strette di mano. E mentre nella comunità internazionale vige un cauto ottimismo, Hamas è tornata a minacciare il processo di pace definendo i coloni israeliani "bersagli legittimi". E alle parole sono subito seguiti i fatti: stamani un razzo partito dalla Striscia di Gaza è esploso in una zona disabitata del Negev israeliano. Sulla ripresa dei negoziati e sulle reali possibilità di arrivare ad una soluzione condivisa del problema, sentiamo il commento di Eric Salerno, corrispondente dal Medio Oriente per quotidiano il Messaggero, intervistato da Manuela Campanile:RealAudioMP3

R. - Io credo che il presidente Obama voglia veramente, così come altri presidenti americani, arrivare alla pace. Io credo che voglia chiudere e ha bisogno di chiudere il contenzioso mediorientale, perché ci sono tanti altri teatri strategici aperti, tante altre questioni da risolvere. C’è, poi, un futuro che ci presenta altre sfide come Occidente e come zona del Mediterraneo, del Medio Oriente e come zona che si affaccia sull’Asia. Detto questo, però, non sappiamo e non possiamo capire se gli interlocutori riusciranno effettivamente a decidere cosa vogliono fare e quali possono essere i compromessi che sono disposti ad accettare. Il presidente palestinese è abbastanza isolato all’interno del suo mondo: non è totalmente legittimato, perché il suo mandato è scaduto da quasi due anni. Si presenta, dunque, con un ruolo a cavallo che è legato un po’ alla presidenza dell’Olp, che però non c’entra niente, e un po’ alla presidenza dell’Autorità nazionale palestinese. Netanyahu è poi un grande punto interrogativo, perché nasce come uomo di destra e il suo compito - in questo momento per arrivare alla pace - è quello di sposare le idee della sinistra.

D. - Il primo test arriverà molto presto: il 26 settembre quando scadrà la moratoria di Israele sui nuovi insediamenti. Bisogna, quindi, aspettare e vedere cosa succederà?

R. – E’ molto importante quello che succederà quel giorno e subito prima di quel giorno, quando cioè Netanyahu dovrà dire al suo interlocutore che non intende più far costruire nei Territori occupati fino a quando non ci sarà una soluzione, oppure i due dovranno trovare un’intesa, un compromesso che potrebbe - si ipotizza oggi - essere quello di consentire le costruzioni in quegli insediamenti che, all’interno di un accordo con i palestinesi, resterebbero ad Israele e bloccare, invece, quelli che sono previsti o che vogliono realizzare i coloni in quella parte di territorio che sicuramente deve tornare al popolo palestinese.







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