La visita di Benedetto XVI a Carpineto Romano per il bicentenario della nascita
di Leone XIII
Nel bicentenario della nascita di Papa Leone XIII, Benedetto XVI si recherà domani
a Carpineto Romano, paese a circa 80 chilometri da Roma. Il Papa presiederà la Santa
Messa alle ore 9.30; subito dopo farà ritorno in elicottero a Castel Gandolfo per
la recita dell’Angelus. Il servizio del nostro inviato Amedeo Lomonaco:
Diverse date
scandiscono la storia di Carpineto ma senza dubbio la più importante è il 20 febbraio
del 1878. Il nobile Gioacchino Pecci, nato a Carpineto il 2 marzo 1810, sale al Soglio
pontificio con il nome di Papa Leone XIII. Si tratta di un periodo storico segnato
da cambiamenti radicali in ambito sociale ed economico. Proprio le profonde trasformazioni
della società moderna sono sullo sfondo della Rerum Novarum. In questa celebre Enciclica
del 1891, Leone XIII invoca maggiore impulso all’associazionismo cattolico e auspica
l’intervento dello Stato in campo sociale. E sono numerose le opere sociali realizzate
a Carpineto sotto il Pontificato di Papa Gioacchino Pecci. L’asilo per l’infanzia,
la scuola e l’ospizio per anziani si aggiungono all’arrivo in paese dell’acqua proveniente
dal vicino monte Carpino. Tra le opere legate a Leone XII anche la pubblica illuminazione
che fece di Carpineto uno dei primi paesi d’Italia a usufruire di questa moderna invenzione.
Oggi strade, piazze e vie ricordano con targhe e lapidi Papa Leone XIII. E’ la terza
volta che un Pontefice compie un viaggio apostolico nella cittadina laziale. Paolo
VI si recò a Carpineto nel 1966 per il 75.mo anniversario della Rerum Novarum. Nel
1991 anche Papa Giovanni Paolo II visitò il paese situato sul versante est dei monti
Lepini. L’arrivo di Benedetto XVI, che con la Caritas in Veritate ha proseguito la
tradizione delle encicliche sociali cominciate nell’era moderna con la Rerum Novarum,
riempie di gioia tutta la comunità. E’ una cittadina in festa quella che accoglie
il Santo Padre. Un paese che stasera si addormenterà con l’ultimo sguardo probabilmente
rivolto verso la croce monumentale innalzata sul vicino monte Capreo prima di risvegliarsi
e accogliere domani il vicario di Cristo.
E ad accogliere il Santo Padre
ci sarà, tra gli altri, il vescovo di Anagni-Alatri, mons. Lorenzo Loppa, che
al microfono di Amedeo Lomonaco, illustra il significato di questa visita apostolica
di Benedetto XVI:
R. - E’ una
grazia questa visita del Santo Padre. E’ per noi un dono immeritato e, come dico spesso
alla gente, al clero, ai religiosi e ai fedeli cerchiamo di meritarci questo dono
e non solo prima della visita del Papa, ma anche e soprattutto dopo. La speranza grande
è quella di riuscire a dare una spinta per un rinnovamento della realtà che ci circonda.
Sicuramente e giustamente Leone XIII viene ricordato per L’Enciclica “Rerum novarum”
che è fondamentale nei rapporti tra datore di lavoro ed operai e per una società umana
da plasmare alla luce del Vangelo. Sicuramente c’è un arcobaleno che va da questa
“Rerum novarum” alla “Caritas in veritate”: il Vangelo è lievito per una società umana
da costruire nell’amore che prende luce dalla ragione, ma soprattutto dalla fede.
D. - In questo viaggio sulle orme di Papa Leone XIII notiamo proprio
questa congiunzione: i contesti storici sono profondamente diversi, ma ad unire i
due Pontefici è questo importante contributo - dato da entrambi - nella Dottrina sociale
della Chiesa…
R. - Certo, i contesti sono diversi, ma i principi del
Vangelo non cambiano. Nella costruzione di un mondo nuovo, noi cristiani non abbiamo
degli strumenti particolari. Abbiamo però dei principi radicali che dobbiamo contribuire
a rendere sempre più concreti. Questo è stato certamente vero al tempo di Leone XIII
ed è verissimo anche oggi.
D. - Soffermiamoci sulla figura di Leone
XIII: Gioacchino Pecci è stato eletto Papa nel 1878, dopo la Breccia di Porta Pia
e in un periodo di grandi trasformazioni sociali ed economiche. Qual è oggi l’eredità
del suo Pontificato?
R. - L’impegno a guardare il mondo e la società
non con pregiudizio. Quello che mi colpisce in Leone XIII è il fatto che alla chiarezza
di principi e alla chiarezza di linguaggio abbia saputo sempre unire uno sguardo mite
e comprensivo verso la modernità, verso il nuovo che avanza. Questo è fondamentale
per la nostra possibilità di dialogo per il mondo.
D. - Quali sfide
possiamo cogliere oggi per la Chiesa attingendo proprio al magistero di Papa Leone
XIII e, in particolare, alla “Rerum novarum”, pietra miliare della Dottrina sociale
della Chiesa?
R. - Penso ai tanti temi inerenti alla formazione e soprattutto
alla formazione del clero e dei seminaristi. Penso poi ai tanti scritti sulla famiglia,
ai tanti spunti per quanto riguarda le associazioni. Sicuramente la “Rerum novarum”
e il discorso del rapporto tra fede e storia, del rapporto tra Vangelo e società,
costiuisce un punto nodale. Questa è un po’ la novità del cristianesimo: quella di
mettere insieme il Mistero di Dio e il mistero dell’uomo. Il Vangelo è per l’uomo,
per costruire una società più degna di Dio e, quindi, più degna dell’uomo.
D.
- Carpineto fu una delle prime cittadine in Italia ad usufruire della pubblica illuminazione
e questo proprio grazie a Papa Leone XIII che diede impulso a grandi opere nella cittadina
sociale. Ancora oggi vie e strade di Carpineto riportano il contributo dato in questo
senso…
R. - Papa Leone ha sempre avuto dell’affetto sincero per il suo
paese e tanti ricordano queste opere: c’è una casa di riposo intitolata proprio a
lui; c’è una scuola. Secondo me, però, il dono più bello che ha saputo portare l’affetto
di Leone XIII a Carpineto è stata la presenza di alcuni religiosi che proprio lui
volle nella sua cittadina. Questa conseguenza virtuosa la si può toccare con mano
anche oggi.
D. - Come si sta preparando la comunità locale e la diocesi
per questo viaggio apostolico?
R. - Ci stiamo preparando con serenità,
con entusiasmo, con affetto. Vogliamo soprattutto riuscire ad accogliere il Papa come
un dono. Sicuramente tutta la piccola cittadina di Carpineto è in fibrillazione e
non soltanto adesso, ma già da alcune settimane. Si tratta di un paese di 5 mila abitanti,
ai piedi dei Monti Lepini e quindi è anche importante la preparazione logistica ed
organizzativa. Ma la preparazione più bella è quella spirituale. Vogliamo dire al
Papa che gli vogliamo bene e che chiediamo ogni giorno per lui al Signore che possa
essere un testimone coraggioso della sovranità di Gesù Cristo, Signore della storia
del mondo.
E’, dunque, significativa la presenza di religiosi e religiose
nella cittadina laziale. Si tratta di una storia di fede alimentata da una fervida
devozione mariana, come sottolinea padre Ludovico Centra, frate agostiniano
originario di Carpineto:
R. - Carpineto
- ringraziando il Buon Dio - è stata sempre una terra benedetta. Attualmente c’è il
monastero di monache carmelitane, ci sono due conventi di suore sacramentine di Valence;
c’erano i francescani e noi - gli agostiniani - presenti da moltissimi secoli ed è
per questo che il patrono principale della cittadina è Sant’Agostino. Possiamo dire
che quasi ogni famiglia ha una suora, un sacerdote, un religioso o un consacrato.
Questo è sicuramente un segno di benedizione da parte del Signore. Le motivazioni
che mi sono sempre dato per questo è una forte devozione per l’Immacolata, patrona
- insieme con Sant’Agostino - di Carpineto, dal 6 dicembre del 1657. Penso che Carpineto
sia proprio nel cuore di Dio e della Santa Vergine. Abbiamo avuto l’onore, tra l’altro,
di avere un Papa della statura di Leone XIII: questi sono per noi dei segni grandi
che ci richiamano a principi e a lealtà forti.
D. - E tante date compongono
la storia di Carpineto, ma la più significativa è quella del 20 febbraio del 1878:
il nobile carpinetano Gioacchino Pecci diventa Papa Leone XIII. Un Pontefice che porta
al risveglio della presenza religiosa a Carpineto…
R. - Sì, perché con
la soppressione degli Ordine religiosi i conventi erano stati presi dallo Stato Italiano.
Leone XIII riacquistò personalmente gli stabili, le terre, e richiamò poi l’Ordine
francescano e in modo particolare l’Ordine agostiniano, ridando a questi due Ordini
le loro sedi antiche. Tutto questo per il bene stesso del paese, creando quindi non
solo assistenza spirituale e culturale, ma anche con l’ausilio di un piccolo ospedale.
D.
- Padre Ludovico, lei è originario di Carpineto. Una cartolina per descrivere il suo
paese…
R. - Io sono innamorato della montagna che sovrasta Carpineto,
il Monte Capreo. Su questa montagna, proprio grazie a Leone XIII, nel 1900 fu innalzata
una Croce monumentale, una Croce che dà significato al monte. Una volta, durante un
restauro, fu tolta e anche dai paesi civili ci arrivarono delle segnalazioni, domandandoci
cosa fosse successo, quasi come se quel monte avesse cessato la sua funzione, perché
rappresentava ormai la base della Croce ed era un punto di riferimento. Questa montagna,
specialmente in autunno, è bellissima perché è coperta di castagni, carpini e faggi
e quindi si colora di tre diverse tonalità. E’ veramente uno spettacolo che a me personalmente
ha sempre elevato lo spirito, innalzandolo verso la Croce. C’è poi tutta la bella
tradizione della raccolta delle castagne e delle olive. Cose semplici che danno anche
occasione alla gente di incontrarsi, di collaborare, di confrontarsi, mantenendo quel
clima di famiglia che è forse impossibile avere nelle grandi città. C’è poi l’aria
bella, l’aria buona, la familiarità che si incontra nei vicoli e nelle strade: si
diventa subito carpinetani! Un piccolo paese, ma sicuramente dal cuore caldo e forte.