2010-09-04 14:17:56

Il cardinale Ruini a Cernobbio per parlare della “sfida educativa”


Il presidente del Comitato per il progetto culturale della Cei, cardinale Camillo Ruini, è intervenuto ieri a Cernobbio alla 36.ma edizione del workshop Ambrosetti “Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive”. “La vera sfida educativa sta nell’inserire nell’educazione alcuni fondamentali che posso apparire fuori dal nostro tempo”, ha esordito il porporato, ricordando che spesso anche Benedetto XVI ha parlato di “emergenza educativa”, intendendo con questo una “crisi di lungo periodo, profonda e sempre più acuta che investe il concetto stesso e la possibilità dell’educazione intesa come formazione della persona”. La crisi è tale perché investe innanzitutto due delle principali agenzie educative: la famiglia e la scuola. Il cardinale, come riporta l’agenzia Sir, ha poi orientato il suo discorso sulla crisi della cultura e in particolare dell’antropologia, della concezione e interpretazione dell’uomo: “Il fattore più profondo e determinante dell’attuale emergenza educativa”. Il porporato è partito nella sua riflessione dalla scissione tra il mondo oggettivo o della razionalità e il mondo soggettivo o emotivo, dei sentimenti e degli affetti: “Solo la prima sfera – fa notare – sarebbe di pertinenza dell’educazione scolastica, fuori dall’ambito educativo resterebbe il mondo degli affetti”. Il progresso scientifico supera tale scissione e riduce tutte le espressioni della scena emotiva, compresa la libertà, a puri processi cerebrali, come tali riproducibili artificialmente. Sull’origine dell’emergenza educativa tornano ancora in aiuto le parole di Benedetto XVI, nei discorsi e nella lettera sull’educazione rivolta alla diocesi di Roma nel 2007-2008, che il cardinale spiega così: “Tale origine è individuata nella dittatura del relativismo che toglie ogni certezza e ogni sicuro punto di riferimento”. Infine il porporato propone i suoi fondamentali: “Voler bene alla persona da educare e testimoniare questo bene con il nostro comportamento; non evitare le domande e cercare di tenere insieme la disciplina con l’accettazione del rischio della libertà”. (R.B.)







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