Emergenza Pakistan: aiuti in ritardo o venduti come merce di scambio
“Disperata”: così ieri l’Onu ha definito la situazione degli sfollati del Pakistan,
accampati nelle strade senza acqua potabile e accesso ai servizi sanitari di base.
Secondo l’organismo sovranazionale, in più di un mese le alluvioni hanno colpito in
vario modo oltre 17 milioni di persone e ne hanno lasciati senza casa altri otto milioni.
L’Onu, inoltre, non ha aggiornato il bilancio delle vittime, fermo a 1760, perché
il governo ha smesso di contare, ma nella realtà potrebbero essere molte di più, mentre
il premier Gilani ha annunciato che le operazioni di soccorso dureranno altri sei
mesi. Ad aggravare la situazione, il fenomeno, sempre più frequente nell’area di Peshawar,
di vendita pubblica degli aiuti umanitari, che la popolazione soccorsa rivende per
acquistare altro e la criminalità dilagante: nel Punjab testimoni raccontano di persone
che vivono fuori dalle zone alluvionate per rubare nelle case abbandonate. Le ultime
zone in ordine cronologico a essere coinvolte nell’emergenza, sono la provincia meridionale
del Sindh e il Beluchistan, “in particolare il distretto di Thatta, inghiottito dalla
piena dell’Indo”, ha precisato alla Misna Shammas Ruben, coordinatore della Caritas
pakistana a Hyderabad. L’ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, inoltre,
ha denunciato la lentezza degli aiuti internazionali. Restando in tema, il network
di solidarietà Agire, che comprende le ong ActionAid, Cesvi, Intersos, Vis e Save
the children, da oggi e fino al 27 settembre ha attivato il numero 45504 cui si possono
inviare sms per donare due euro alla popolazione così duramente colpita. Il network
finora ha raggiunto con aiuti umanitari circa 300mila persone in Pakistan, ma ci sono
due milioni e mezzo di bambini che attendono ancora di essere raggiunti, come ha denunciato
Save the children. Il miliardo di dollari raccolto in questo mese, infatti, sembra
una cifra assolutamente inadeguata per rispondere alla crisi ed è circa un terzo della
somma raccolta solo pochi mesi fa per i terremotati di Haiti. (R.B.)