Si è spento l'arcivescovo cinese Yang Shudao, per 29 anni in carcere a causa della
fede
Il 28 agosto scorso è deceduto, nel villaggio natale di Toubao, nella contea di Lianjiang,
all’età di 91 anni, mons. Giovanni Yang Shudao, arcivescovo emerito di Fuzhou (Cina
Continentale). Due giorni prima, era stato ricoverato nell’ospedale di Fuzhou in seguito
ad arresto cardiaco. Il presule era nato il 16 aprile 1919: entrato a 14 anni nel
seminario minore di Fuzhou, dopo aver completato gli studi filosofici e teologici
nel seminario maggiore, fu ordinato sacerdote il 7 ottobre 1947. Apparteneva a quella
generazione di sacerdoti, che furono formati nei seminari della Cina prima della nascita
della Repubblica Popolare Cinese. Ricevette la consacrazione episcopale il 10 febbraio
1987. Da sacerdote passò ventisei anni in prigione. Nel 1955, infatti, era stato condannato
al carcere a vita a causa della sua fede e per aver rifiutato di rinnegare il Papa
come capo della Chiesa cattolica. Liberato nel 1981, fu arrestato un’altra volta per
un periodo di tre anni. In seguito è vissuto, quasi sempre, a domicilio coatto o sotto
stretto controllo. Chi lo ha conosciuto testimonia che è stato un uomo pieno di zelo,
deciso ed inflessibile nei suoi principi. Era un grande organizzatore, nonostante
le gravi difficoltà che la comunità cattolica dell’arcidiocesi ha incontrato negli
ultimi decenni. I funerali di Mons. Yang, svoltisi in forma privata e sotto stretta
sorveglianza delle forze di sicurezza, sono stati celebrati il primo settembre scorso.
I fedeli del mondo intero si uniscono ai cattolici di Fuzhou per rendere omaggio a
un vescovo che, con la sua testimonianza eroica per il Vangelo e per la fedeltà alla
sua fede, ha passato un terzo della sua vita in carcere.