2010-09-03 14:10:57

Pakistan. Acque deviate: le proteste della società civile


La società civile, la politica, i mass-media in Pakistan alzano la voce contro il fenomeno delle “acque deviate” che ha causato sofferenza e sfollamento per milioni di poveri. Come Fides ha denunciato nei giorni scorsi, nel corso delle alluvioni, alcuni latifondisti, per salvare le proprie terre, hanno costruito dighe e deviato le inondazioni verso aree dove sorgevano villaggi e terre di piccoli agricoltori e poveri contadini, spesso anche appartenenti alle minoranze religiose cristiane e indù. Raza Haroon, ministro delle Tecnologie dell’informazione nella provincia del Sindh, ha invocato la formazione di una apposita Commissione giuridica, per accertare le responsabilità della deviazione delle acque, chiedendo che ne siano inclusi giudici della Corte Suprema del Pakistan. Come riferito all’Agenzia Fides, la Commissione per i Diritti Umani del Pakistan e altre Ong, di diversa estrazione e provenienza, cristiane e musulmane, invocano un’inchiesta del governo e l’intervento della Corte Suprema. “Quello delle acque deviate a danno dei poveri è un fenomeno che ha suscitato vasta eco e sdegno nell’opinione pubblica. I grandi proprietari hanno pensato a salvare i loro campi, costruendo strutture di canalizzazione, senza interessarsi delle conseguenze. Sono persone ricche, influenti e anche direttamente presenti in Parlamento. Pensano di poter agire indisturbati”, spiega Mehdi Hasan, giornalista e accademico, presidente della Commissione per i Diritti Umani del Pakistan (HRCP), Ong impegnata per la difesa dei diritti umani. “Abbiamo rivolto al governo una protesta ufficiale per questi abusi che interessano almeno 2 milioni di persone in Sindh e Punjab. Insieme alla lentezza degli aiuti, è uno dei motivi che accrescono, in queste ore, la rabbia degli sfollati”, denunciata anche dalla Croce Rossa Internazionale. “Chiediamo al governo e alla magistratura di indagare e accertare i responsabili. E, se risulta che vi sono membri del Parlamento, di avviare a loro carico uno specifico provvedimento di censura e risarcimento danni”, aggiunge. La Commissione conferma le discriminazioni negli aiuti a danno delle minoranze religiose: “Anche per questo abbiamo espresso forte disappunto. Il problema si verifica quando gli aiuti passano attraverso associazioni caritative di matrice islamica fondamentalista”, spiega. “La prima è una questione politica: i grandi feudatari del Pakistan godono di forti appoggi e influenza ad alto livello. Il secondo è un problema di carattere sociale e culturale: l’esercito pakistano sta cercando di sconfiggere l’estremismo con la forza, ma occorre agire a livello culturale. Urge rivedere il sistema educativo del Pakistan e la formazione delle giovani generazioni, all’insegna dei valori di laicità, democrazia, rispetto, libertà religiosa”. Ayub Sajid, cattolico, è direttore della Ong pakistana “Organizzazione per lo Sviluppo e la pace” (ODP), non confessionale, ma guidata dal Domenicano padre Raphael Mehnga. L’Odp è impegnata nell’opera umanitaria in 5 distretti del Sud Punjab, fra i più colpiti dalle inondazioni. “Nell’area di Muzaffargarh – spiega a Fides – vi erano anche comunità cristiane e indù, colpite dalle inondazioni guidate. E’ accaduto soprattutto nel Sindh, ma anche in parte del Punjab. Soprattutto i piccoli agricoltori avranno bisogno di aiuto per recuperare almeno il grano da piantare per il prossimo raccolto autunnale. Altrimenti sarà la fame”. “Il governo deve farsi carico di questa gente: in un comunicato congiunto, firmato da diverse Ong, abbiamo chiesto anche l’intervento della magistratura”.







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