2010-09-03 15:01:58

Attentato kamikaze in Pakistan: oltre 20 morti


Non si ferma la violenza in Pakistan nonostante il dramma delle inondazioni. Almeno 23 persone sono morte in un attacco kamikaze contro un corteo sciita nella città di Quetta, nel sud del Paese. Secondo fonti di polizia, l’attentatore si è fatto esplodere nel mezzo di una manifestazione per la Giornata di solidarietà al popolo palestinese. Intanto ad un mese dalle inondazioni, resta tragica la situazione. Nonostante la grande mobilitazione della comunità internazionale, sono milioni le persone che continuano a dipendere totalmente dagli aiuti internazionali. E si segnalano le prime manifestazioni di rabbia tra gli alluvionati, che denunciano il ritardo nella distribuzione dei generi di prima necessità. La Croce Rossa Internazionale sottolinea che la tensione sta mettendo in grande difficoltà i soccorritori. Sulla situazione generale nel Paese, Salvatore Sabatino ha sentito Maurizio Giuliano, portavoce dell'ufficio per il coordinamento Onu degli Affari Umanitari in Pakistan:RealAudioMP3

R. – Dobbiamo renderci conto che il peggio non è ancora arrivato, le inondazioni continuano e anche quando la pioggia sarà finita, quindi speriamo entro al fine del mese, è chiaro che il peggio, cioè le malattie, la fame, deve ancora arrivare.

D. – Quali sono le necessità della popolazione in questo momento?

R. – Ancora una volta l’acqua è la necessità più importante perché la gente è circondata da acqua contaminata e per sopravvivere non ha altra scelta che bere acqua contaminata, il che comporta ovviamente rischi molto alti di malattie di origine idrica: diarrea, colera, oltre che altri tipi di malattie varie. Un altro bisogno è il cibo. Abbiamo dato cibo a più di sei milioni di persone ma ci sono almeno tre milioni che non hanno ancora ricevuto. Ancora tende o altro tipo di rifugio per milioni di persone che dormono ancora all’aria aperta.

D. – La Comunità internazionale si è mobilitata per questa emergenza?

R. – La comunità internazionale si è mobilitata la risposta è stata buona, siamo finanziati al 63 per cento. Tuttavia, visto che i bisogni sono sicuramente molto più elevati di quanto si parlava all’inizio è indispensabile che gli aiuti continuino ad arrivare in termini di finanziamenti.

D. – Vuole lanciare un appello dalle frequenze della Radio Vaticana?

R. – Sicuramente il nostro appello è che la Comunità internazionale continui a finanziare in modo sostenuto l’attività delle Nazioni Unite e dei suoi partner che per ora sono per 460 milioni di dollari ma sappiamo già che sarà molto di più, sicuramente almeno un miliardo di dollari, in modo che ci sia possibile rispondere ai bisogni vitali di sei, otto milioni di persone.








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