Al via il pellegrinaggio dei parlamentari italiani in Russia guidato da mons. Fisichella
Prenderà il via domani, e durerà fino al 9 settembre, l’ormai tradizionale pellegrinaggio
dei parlamentari italiani guidato da mons. Rino Fisichella, cappellano di Montecitorio
e presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione
dell’occidente. Dopo la Terra Santa, la Siria e la Turchia, quest’anno è la volta
di Mosca e San Pietroburgo, mete di un viaggio che ha come obiettivi la scoperta delle
radici della fede cristiana e l’incontro con la Chiesa d’Oriente. Ma quali saranno
i momenti essenziali di questo pellegrinaggio al quale prenderanno parte ottanta tra
deputati e senatori accompagnati dalle rispettive famiglie? Federico Piana
lo ha chiesto proprio a mons. Rino Fisichella:
R. – Le tappe
sono significative, perché non soltanto avremo la possibilità di avere contatto con
la comunità locale, e quindi con quella Chiesa locale che sta scoprendo sempre di
più la sua presenza in quella terra, e quindi avremo anche l’opportunità non solo
di celebrare la Santa Eucaristia nella cattedrale cattolica di Mosca, ma anche nella
chiesa di San Luigi dei Francesi che è l’unica chiesa che anche durante il lungo periodo
comunista rimase aperta. Avremo anche l’opportunità di incontrare il rappresentante
del Patriarca Cirillo, sua eminenza Hilarion, e questo sarà un ulteriore momento per
esprimere anche una vicinanza ed una collaborazione che tra Occidente e Oriente, in
questa Europa, che si apre sempre di più alle grandi sfide, i politici sono chiamati
ad avere.
D. – Questa è un’occasione molto importante, perché dà la
possibilità ai politici che partecipano di approfondire il senso dell’essere cristiani
impegnati in politica …
R. – Avremo come sottofondo di riflessione questa
espressione che ho desunto dalla lettera del vescovo Ignazio di Antiochia, che dice
proprio cosi: “Esercita la tua saggezza nelle cose che vedi e chiedi di conoscere
quelle invisibili, perché nulla ti manchi”. Ci sono due aspetti. Esercita la tua saggezza
nelle cose che vedi: il politico è chiamato, in primo luogo, ad esercitare e ad operare
in quella che è la realtà quotidiana, perché venga raggiunto – attraverso la sua azione
– il bene di tutti; quindi, quei principi fondamentali che seguono la dottrina sociale
della Chiesa. Però, c’è anche la seconda parte: chiedi di conoscere le cose invisibili,
perché nulla ti manca. E quindi l’impatto del politico – giustificato dal suo essere
credente impegnato in politica – non può limitarsi soltanto a gestire il reale, ma
deve dare significato a questa sua presenza nella politica, perché è sempre alla scoperta
delle cose invisibili, e quindi aperto continuamente a quel mistero che dà senso alla
vita di tutti noi ma in modo particolare all’operato di quanti rappresentano il Paese.
D.
– Da queste esperienze così intense di solito i politici cosa portano al ritorno?
R.
– L’esperienza di questi anni ha mostrato che riportano – mi permetto di dire – una
vera crescita spirituale e una grande crescita di amicizia, anche, e di rapporto di
stima reciproca. Al pellegrinaggio vengono parlamentari di tutti gli schieramenti,
e quindi è un momento vissuto come una genuina esperienza di fede, per alcuni, e anche
di ricerca della fede, per altri. E quando ritornano, posso notare che c’è certamente
un entusiasmo più grande nell’aver vissuto questa esperienza, nell’aver accresciuto
anche un rapporto di stima e di amicizia che spesso non si realizza all’interno dell’aula
parlamentare ma che, in momenti come questi, invece, diventa molto più facile, comprensibile
e anche più efficace. (Montaggio a cura di Maria Brigini)