Gli attivisti cristiani sud-coreani chiedono di riprendere gli aiuti umanitari per
il nord
Ripristinare gli aiuti umanitari alla Corea del nord, non dissipare le eccedenze di
riso mentre l’altra parte della penisola sta vivendo una grave crisi alimentare e
non prestarsi a un gioco politico che “aumenterà la rabbia e provocherà lo scontro”:
è questo l’appello rivolto dagli attivisti cristiani della Justice and Peace association
of protestant ministers, associazione cristiana della Corea del sud, al presidente
Lee Myung-bak. L’appello, riferisce AsiaNews, è stato raccolto dalla National Conference
of churches in Korea, che si è unita all’appello al presidente. La Corea del sud ha
eccedenze alimentari di riso, e il 31 agosto scorso almeno 500 agricoltori dell’associazione
nazionale di categoria hanno manifestato a Nonsan, nella provincia di South Chungcheong,
per alzare i prezzi del cereale e riprendere le spedizioni di cibo al nord. I dissapori
tra i due Paesi si sono fatti più forti in seguito all’affondamento, da parte della
Corea del nord, della corvetta sudcoreana Cheonan nel marzo scorso, ma già dal suo
insediamento il presidente Lee aveva usato l’invio di cibo e aiuti come merce di scambio
per ottenere lo smantellamento del programma nucleare nordcoreano. “La denuclearizzazione
della penisola è importante, ma lo è altrettanto assicurare la vita a tutti i cittadini”,
hanno ribadito i rappresentanti delle cinque principali religioni dell’area (cattolici,
protestanti, buddisti, ceondoisti e buddisti Won) che il 27 agosto hanno distribuito
300 tonnellate di farina e frumento in Corea del nord. (R.B.)