Sudafrica: no della Chiesa alla nuova legge sui media, perché contraria alla trasparenza
I vescovi sudafricani esprimono “seri dubbi sulla saggezza e la costituzionalità del
progetto di legge sulla Protezione delle Informazioni attualmente all'esame del Parlamento,
così come sulla necessità di istituire un Tribunale d’Appello per i Media”, afferma
una nota inviata all’agenzia Fides dalla Southern African Catholic Bishops’ Conference
(Sacbc), a firma del cardinale Wilfrid Napier, arcivescovo di Durban e portavoce della
Sacbc. Qualche giorno fa il porporato aveva espresso la sua contrarietà alla legge.
“La Sacbc condivide l’opinione espressa da numerosi gruppi della società civile e
da rispettabili esperti costituzionali, sul fatto che il disegno di legge minacci
alcuni dei nostri diritti più fondamentali: il diritto di ricevere o di comunicare
informazioni; il diritto alla libertà di stampa; il diritto di accesso alle informazioni
in possesso dello Stato, e il diritto alla giustizia amministrativa” afferma il comunicato.
“Riteniamo inoltre che la legge violi lo spirito di apertura e di responsabilità che
è così necessario per sostenere le disposizioni della Costituzione sulla buona governance,
una componente essenziale di una sana democrazia”. I vescovi sudafricani elencano
i pericoli, che a loro parere, derivano dalla riforma della legislazione dei mezzi
di informazione. In primo luogo si teme che “virtualmente, qualsiasi informazione
sia suscettibile di essere classificata come segreta da funzionari che non sono responsabili
nei confronti del pubblico”. In secondo luogo, “che la definizione di interesse e
sicurezza nazionali sia talmente ampia da essere usata per mantenere segrete questioni
che, di diritto, dovrebbero essere accessibili al pubblico”. Infine si teme che “non
vi sia praticamente alcun diritto di ricorso, perché un eventuale ricorso verrebbe
discusso da parte di coloro che hanno emesso la sentenza originale. Noi - continuano
i vescovi - di sicuro non vogliamo che il governo ci riporti alle pratiche oppressive
del passato, contro le quali era stata intrapresa la nostra lotta comune. Ci rendiamo
conto che un certo livello di restrizione delle informazioni sia legittimo e necessario.
Abbiamo però gravi dubbi circa le modalità con le quali sarà fatto, soprattutto perché
esse rischiano di favorire o addirittura radicare una cultura della non-responsabilità
e della non-trasparenza tra i funzionari dello Stato a tutti i livelli. Rivolgiamo
quindi un pressante invito al governo perché ritiri il disegno di legge per poterlo
riscriverle, tenendo conto dei criteri di trasparenza previsti dalla Costituzione
e richiesti dalla stragrande maggioranza delle organizzazioni della società civile
e dagli esperti legali” conclude il comunicato dei vescovi sudafricani. (R.P.)