2010-09-01 14:45:26

Comece: sì alla protezione degli animali ma non a spese della vita umana


Occorre promuovere la protezione degli animali, ma non a spese della vita umana. E’ quanto ribadisce la Commissione episcopati comunità europea (Comece) in una nota diffusa ieri nella quale si ricorda che il prossimo 8 settembre l’Assemblea plenaria del Parlamento europeo si pronuncerà in seconda lettura su un progetto di direttiva sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. “Alcuni animali – si legge nella nota ripresa dal Sir – vengono impiegati nella ricerca scientifica per lo sviluppo dei farmaci e la valutazione di tossicità chimica, eco tossicologia e sicurezza di prodotti (pesticidi, additivi alimentari, cosmetici e altre sostanze) che presentano potenziali rischi per la salute umana”. Uno degli obiettivi della direttiva è sostituire i test sugli animali con test alternativi che tuttavia, prosegue la nota dei vescovi, “potrebbero includere test sulle cellule staminali embrionali umane ottenute tramite la distruzione di embrioni umani”. Di qui la profonda preoccupazione della Comece, in particolare per una disposizione del progetto, secondo cui “gli Stati membri potrebbero essere obbligati a utilizzare questi test”. Il Progress Report 2009 “Strategie di test alternativi” della Commissione europea offre esempi di strategie di test alternativi attualmente in sviluppo. “Su un totale di 21 - fa notare la Comece – 5 utilizzano cellule staminali embrionali umane”. Tecnologie che “hanno ricevuto il sostegno finanziario dell’Ue attraverso il sesto e il settimo Programma quadro di ricerca”. Pur concordando con la necessità di proteggere gli animali, la Comece richiama “la differenza fondamentale tra la dignità degli animali e quella degli esseri umani”. Per questo, in linea con le sue precedenti dichiarazioni, la Commissione dei vescovi chiede ai membri dell’Europarlamento di “escludere in modo esplicito dai metodi di test alternativi obbligatori, nel contesto di tale direttiva, i metodi che implicano l’impiego di cellule staminali embrionali umane”. Un approccio che consentirebbe di “promuovere le numerose altre strategie di test alternativi sulle quali c’è ampio consenso”. (A.L.)







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