Al via a Venezia la Cerimonia di Apertura della 67ma Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica: dopo l’omaggio a Vittorio Gassman a dieci anni dalla scomparsa, la
kermesse parte ufficialmente con la solidissima presenza dei titoli italiani, un’ottima
rappresentanza internazionale e per la prima volta un Presidente della Repubblica
italiana all’inaugurazione del Festival. Da Venezia Luca Pellegrini Come
ogni anno attorno alla mostra si sono sollevate non poche polemiche. C’è chi, è arrivata
a definirla autarchica, chi ha sollevato problemi economici o condizionamenti politici,
per giustificare il dato. Abbiamo chiesto un parere a Gloria Satta,
responsabile delle pagine culturali e di spettacolo del “Messaggero”, profonda conoscitrice
di festival cinematografici.
“E’ impossibile che una mostra in Italia
non tenga presente la realtà del cinema italiano. Del resto, anche a Cannes la presenza
francese è fortissima, a Berlino i film tedeschi sono numerosi. Non trovo che ci sia
motivo di scandalizzarsi, trovo anzi che sia un'ottima trovata da parte della Mostra
perché è una fotografia della situazione attuale del cinema italiano che ha moltissime
anime, che ha parecchie potenzialità, alcune espresse, alcune in via di espressione,
alcune ancora da esprimere e, quindi, è giusto che la Mostra ne tenga conto. Definirla,
poi, mostra “autarchica” mi sembra un po’ riduttivo; ci sono film da tutto il mondo,
sono più di trenta Paesi rappresentati. Quindi, limitarsi alla presenza italiana,
mi sembra un po’ ingeneroso”.
In concorso quattro registi italiani:
Ascanio Celestini, Saverio Costanzo, Mario Martone e Carlo Mazzacurati. Quattro stili
diversi, quattro anime del cinema. Cosa rappresentano in una vetrina internazionale
come la Mostra?
“Dalle premesse sembra che sia una rappresentazione
molto ricca delle varie anime del cinema italiano. C’è il grande affresco storico
che è quello di Martone che rivisita il Risorgimento. Siamo in area di celebrazioni
del centocinquantenario dell’unità d’Italia, quindi, è assolutamente pertinente. Abbiamo
Mazzacurati che racconta una storia drammatica in cui sono in ballo i sentimenti.
Abbiamo Costanzo che rifà uno dei titoli della letteratura italiana più fortunati
degli ultimi anni, “La solitudine dei numeri primi”: è una storia dura, una storia
di giovinezza difficile. E Celestini, da quel che sappiamo, affronta un tema fortissimo
come la malattia mentale e il manicomio”.
Nella sezione Controcampo
italiano troviamo ben nove registe: una presenza femminile significativa.
“Mi
sembra un dato molto significativo, molto incoraggiante. E’ vero che il cinema è fatto
da uomini e da donne e meno male che almeno la Mostra di Venezia se ne accorge e le
prende in considerazione. Devo dire che era ora che il cinema si accorgesse che ci
sono tante donne che hanno molte cose da dire”.
Il cinema italiano riflette,
inoltre, sulla sua storia: oltre alla curiosa retrospettiva dedicata al comico e ai
suoi protagonisti e all’omaggio, con la preapertura di ieri sera in Campo San Polo
a Venezia, a Vittorio Gassman a dieci anni dalla scomparsa, Giuseppe Tornatore ricorda,
con un originale ritratto, un grande produttore, Goffredo Lombardo, la cui vita è
stata segnata da indimenticabili sfide – basti pensare al Gattopardo viscontiano –
da profondi dolori e una provata fede cristiana. Quale valore ha questo documentario?
“La
grande crisi del cinema italiano ha coinciso con la sparizione dei grandi produttori.
Quindi, dietro le fortune e l’edificazione del cinema italiano ci sono delle grandissime
figure di produttori, non lo dimentichiamo. Quindi, l’omaggio di Tornatore a un grandissimo
come Goffredo Lombardo è quanto di più doveroso si possa immaginare. Non é soltanto
un tributo scontato, una celebrazione tra le tante: è veramente l’inchino della cultura,
non solo italiana, ma mondiale, a un personaggio di rilievo grandissimo”. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)