Conclusi all'Aquila i riti della Perdonanza Celestiniana
Con la tradizionale chiusura della Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio
si sono conclusi ieri sera all’Aquila i riti della Perdonanza, istituita nel 1294
da Papa Celestino V, per consentire a tutti fedeli che lo avessero desiderato di lucrare
l’indulgenza plenaria. Anche quest’anno migliaia i pellegrini giunti nel capoluogo
abruzzese, dove sono ancora evidenti i segni del terremoto di sedici mesi fa. Il servizio
del nostro inviato all’Aquila, Giancarlo La Vella:
(musica)
La
Basilica di Santa Maria di Collemaggio, uno dei simboli dell’Aquila più cari ai cittadini
del capoluogo abruzzese, è un cantiere in piena attività. Una copertura in plexiglas
sostituisce la cupola, completamente crollata con la scossa del 6 aprile 2009. Ma
tutto avviene lo stesso, normalmente: il percorso di riconciliazione con il Signore,
voluto da san Celestino V, in questo particolare clima, ancora di vivo dolore ed evidente
difficoltà, anzi acquista ancora più significato. Cinque familiari delle vittime del
terremoto hanno partecipato all'offertorio della santa messa conclusiva e la stessa
reliquia del corpo del Pontefice, al secolo Pietro Angeleri da Morrone, partecipa
alla situazione di emergenza: appoggiata su un moncone di colonna, continua a ricevere
la venerazione degli aquilani e dei fedeli giunti in città per assistere alla chiusura
della Porta Santa, uno dei riti finali della Perdonanza. L’arcivescovo della città,
mons. Giuseppe Molinari, spiega nell’omelia come il messaggio
di Celestino in realtà valichi la sia pur drammatica realtà locale, per rivolgersi
ai cristiani di tutto il mondo:
“Il cristiano non è l’uomo che continuamente
è succube dei sondaggi e dei consensi dell’opinione pubblica. Il cristiano è sempre
autenticamente libero, pronto a rendere ragione delle proprie scelte prima di tutto
a Dio, che parla attraverso la coscienza di ognuno, attraverso il Vangelo e attraverso
il magistero della Chiesa. Una volta che con sincerità abbiamo offerto disponibilità
al dialogo e all’ascolto di tutti non dobbiamo aver paura di rimanere sempre fedeli
a Dio, a costo di metterci contro il mondo intero”.
L’edizione di quest’anno
della Perdonanza, inoltre, ha coinciso con la chiusura dell’Anno Celestiniano, indetto
dal Papa in occasione degli 800 anni dalla nascita di Pietro da Morrone, un evento
che ha portato quest’anno Benedetto XVI nei luoghi di Celestino V, soprattutto la
diocesi di Valva e Sulmona, nella quale esiste ancor oggi l’eremo dal quale 716 anni
fa il monaco si recò all’Aquila per l’incoronazione pontificia. Al vescovo della diocesi,
mons. Angelo Spina, abbiamo chiesto che cosa rimane del messaggio
celestiniano ai fedeli di oggi:
“Soprattutto l’avvicinamento alla Parola
di Dio, alla preghiera, agli stili di vita cristiani coerenti e soprattutto a riscoprire
la bellezza del Creato, a farne un uso e non un abuso ed anche a guardare il grande
Santo, San Pietro Celestino. Se alcuni hanno parlato di rinuncia, la rinuncia è una
virtù, non tanto una viltà ma una virtù, cioè un uomo santo che ha saputo obbedire
sempre a Dio e alla Chiesa”.
Atto finale della giornata è stato il corteo
della Bolla, il documento originale con cui Celestino V istituì la Perdonanza, che
si è fermato in piazza Duomo, mentre storicamente, fino al 2008, raggiungeva la torre
civica, attualmente in zona vietata al pubblico per motivi di sicurezza.