Celebra 15 secoli di vita il Santuario mariano della Mentorella, meta di Papi e di
pellegrini. Intervista col rettore, padre Otrebski
Un triduo solenne, celebrato nei giorni scorsi, ha posto in risalto il 15.mo centenario
di fondazione del Santuario della Madonna della Mentorella, che sorge nella diocesi
laziale di Tivoli. Affidato alla cura pastorale dei Padri resurrezionisti, è luogo
di culto e meta di pellegrinaggi sin dal V secolo. Dopo le frequenti visite di Giovanni
Paolo II, vi si è recato anche Benedetto XVI, pochi mesi dopo la sua elezione al soglio
pontificio. Ma la festa della Mentorella, per tradizione, ricorre l’ultima domenica
di agosto e questa mattina è stato il cardinale Giovanni Battista Re, inviato speciale
del Papa, a presiedere la Messa solenne. All'omelia, il porporato ha parlato del ruolo
di "mediatrice" svolto dalla Vergine presso il Figlio, il quale - ha detto - "lo abbiamo
ricevuto da Lei" e desidera "che andiamo a Lui mediante Maria". Sulla lunga storia
del Santuario della Mentorella, Tiziana Campisi ha sentito il rettore, padre
Adam Otrebski:
R. – Anche
se quest’anno il nostro Santuario festeggia 1.500 anni, la tradizione e il culto in
questa zona sono un po’ più antichi. Penso si debba risalire addirittura al culto
pagano: questo era il tratto dei pellegrini che andavano a Palestrina – l’antica Preneste
– al grande santuario pagano della dea Fortuna. Più tardi, all’epoca di Traiano, uno
dei suoi grandi tribuni – Placido – era solito venire qui a caccia. Secondo la tradizione,
quando sulla rupe che oggi si trova al di sopra della nostra chiesa Placido era in
procinto di uccidere il cervo, tra le corna dell'animale gli apparve Gesù. Questo
è stato per Placido il segno per la conversione. Si è convertito, ha preso il nome
di Eustachio ed è stato in seguito martirizzato insieme con tutta la sua famiglia
in uno dei circhi di Roma. Siccome in questa zona si era affermato il culto di Sant’Eustachio,
l’Imperatore Costantino avrebbe costruito qui la prima chiesa-santuario dedicata proprio
a Sant’Eustachio, che fu consacrata da Papa Silvestro I.
D. – I religiosi
Resurrezionisti hanno la cura pastorale del Santuario della Mentorella dal 1883. Che
cosa significa per voi celebrare il 15.mo centenario di questo luogo?
R.
– Il 1883 è una bella data, perché con l’aiuto degli amici lo abbiamo riacquistato
dallo Stato Pontificio. Siamo arrivati qua nel 1857, perché questo luogo lo abbiamo
ricevuto da Pio IX come casa di villeggiatura. Noi siamo nati nel 1836 a Parigi e
i primi padri cercavano una casa fuori Roma per riposarsi. Nel riceverla abbiamo però
contratto l’obbligo di soggiornarvi per tutto l’anno e di mantenervi tutto l'anno
la cura pastorale. Poi, con il 1870, è stato necessario ricapitolare tutto. Infatti,
nel 1883, quando l’abbiamo riacquistato dallo Stato italiano, sono stati fatti i lavori:
tutto in preparazione del Giubileo del 1900. In quella occasione, sono stati rianimati
gli antichi pellegrinaggi e quindi la cura pastorale del luogo. Quelli che vengono
cercano una cosa particolare: per arrivare qui, uno dev’essere grande, almeno nel
cuore. Avere il cuore grande, perché? Perché cerca Dio, perché cerca l’aiuto, perché
cerca il sostegno, cerca quello di cui ha bisogno.
D. – A ricordo del
15.mo centenario del Santuario della Madonna della Mentorella, quali parole vorrebbe
lasciare nel cuore di ogni pellegrino?
R. – Che la Mamma aspetta; che
la Mamma accoglie e noi siamo sempre lieti di essere testimoni e servitori di questo
Santuario che per i secoli ha ricevuto i grandi ed i piccoli, i semplici e quelli
un po’ più "complicati". E la Mamma accoglie anche noi e ci stringe al suo cuore.