Ad Hanoi il primo congresso della Caritas del Vietnam
Un momento storico per la Caritas del Vietnam: il 24 e 25 agosto scorsi, infatti,
per la prima volta, l’associazione di aiuti per la provincia ecclesiastica di Hanoi
ha tenuto il suo congresso, svoltosi nel Seminario maggiore della città, intitolato
a San Giuseppe. A presiedere l’incontro è stato l’arcivescovo di Hanoi, mons. Pierre
Nguyên Van Nhon, insieme con il vicepresidente della Commissione episcopale per il
Sociale e al direttore nazionale della Caritas Vietnam, rispettivamente mons. Joseph
Nguyên Van Yên e padre Nguyên Ngoc Son. Tra i partecipanti, anche numerosi volontari,
sacerdoti, religiosi ed esponenti di gruppi parrocchiali. “Questo congresso – informa
l’agenzia Eglises d’Asie (Eda) – ha una notevole importanza. La Caritas, organismo
dipendente dalla Conferenza episcopale, esisteva nella zona meridionale del Vietnam,
dal 1965. Dopo il cambiamento di regime avvenuto nell’aprile 1975, la Caritas ha ricevuto
l’ordine di cessare la propria attività e di cedere a specifici organismi governativi
la direzione delle proprie istituzioni”. La situazione è cambiata nel 2008 quando,
dopo trent’anni di assenza, “la Caritas è riapparsa ufficialmente sulla scena pubblica,
sia a livello nazionale che diocesano e parrocchiale”. “In passato – ha spiegato mons.
Nguyên Van Yên – la Caritas vietnamita ha affrontato numerose prove, ma grazie all’aiuto
della Provvidenza, le nostre attività caritative e sociali hanno continuato e continuano
a svolgere un grande servizio. D’ora in poi la nostra associazione si sforzerà di
rafforzare il proprio operato in tutte le parrocchie, a servizio dei più deboli”.
I temi analizzati dal Congresso sono stati diversi: oltre alle linee-guida per il
futuro, “l’attenzione dei partecipanti si è concentrata sulle grandi questioni sociali
dell’epoca contemporanea e sulle soluzioni che esse richiedono, ovvero debellare l’Aids,
difendere la vita e lottare contro l’aborto, tutelare i disabili e i malati, rendere
accessibili le cure mediche anche ai più poveri, incrementare la scolarizzazione e,
infine, approntare un piano di emergenza in caso di catastrofi naturali, come i cicloni
e le inondazioni”. (I.P.)