Pakistan: aumenta il bilancio delle vittime. I talebani uccidono 3 operatori umanitari
Il bilancio ufficiale delle vittime in Pakistan a causa delle inondazioni supererà
ampiamente i 1600 morti già accertati. Lo ha detto un portavoce dell'Autorità per
la gestione dei disastri nazionali. Il quadro nella provincia di Sindh è allarmante:
circa un milione di persone sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni
nelle ultime 48 ore. Di oggi inoltre la notizia della morte di tre operatori sanitari,
nella Valle dello Swat, brutalmente uccisi dai talebani che continuano a minacciare
le ong impegnate nei soccorsi. Il servizio di Cecilia Seppia
Sulla
situazione in Pakistan Stefano Leszczynski ha intervistato Michael O’Brien,
responsabile del Comitato della Croce Rossa Internazionale a Islamabad:
R. – The situation
with climate is very difficult. ... E’ ancora una situazione estremamente difficile.
Le inondazioni che hanno colpito il nord-ovest del Paese si sono spostate verso le
provincie più meridionali. Secondo le Nazioni Unite 17 milioni di persone sono state
colpite e almeno 8 milioni di persone hanno bisogno di aiuti urgenti. Su un milione
di abitazioni interessate dalle alluvioni almeno 3 quarti sono state completamente
distrutte e al momento è ancora molto difficile portare i soccorsi a molte delle persone
che sono rimaste isolate.
D. - La difficoltà nel consegnare gli aiuti rischia
di esasperare le tensioni già esistenti nel Paese tra gruppi etnici e religiosi diversi?
R.
– Well, I can say... Posso dire che, per quanto riguarda il Comitato Internazionale
della Croce Rossa, noi lavoriamo a stretto contatto con la Protezione civile pakistana
i cui volontari operano in tutto il Paese e siamo riusciti a fornire assistenza di
alimenti e generi di prima necessità, comprese tende e cucine da campo. Noi non abbiamo
avuto difficoltà a consegnare gli aiuti nelle aree in cui operiamo, ma molte organizzazioni
stanno impiegando molto più tempo per essere operative in Pakistan ed io credo che
questo sia il motivo per cui un gran numero di persone sono ancora senza gli aiuti
necessari.
D. - Una delle preoccupazioni in Pakistan è rappresentata dalla
minaccia di gruppi integralisti islamici che non vogliono le organizzazioni umanitarie
occidentali nel Paese. Voi come vivete questa situazione?
R. – We take all
of the situation ... Prendiamo la questione molto seriamente e ci preoccupiamo
della sicurezza dei nostri cooperanti, ma la Croce Rossa è un po’ diversa dalle altre
organizzazioni che operano in Pakistan. Noi operiamo nel Paese da 30 anni e lavoriamo
a stretto contatto con la Mezzaluna Rossa pakistana. Ritengo che siamo ben visti nel
Paese perché tutta la nostra attività è molto trasparente e ci concentriamo esclusivamente
sul versante umanitario. Parliamo con tutte le componenti della società pakistana
ed in passato abbiamo svolto il lavoro che stiamo facendo ora per le vittime delle
alluvioni anche per i profughi prodotti dalla guerra. Quindi comprendiamo che queste
minacce vano prese seriamente, ma speriamo di poter continuare il nostro lavoro perché
per noi la priorità è sempre quella delle vittime.