2010-08-27 14:45:30

L’interpretazione del Concilio Vaticano II al centro dell’incontro del Papa con i suoi ex allievi


Al via oggi, presso il Centro Mariapoli a Castel Gandolfo, il tradizionale incontro estivo degli ex studenti di Benedetto XVI, il cosiddetto Ratzinger Schülerkreis: al centro del seminario, che dura tre giorni e si tiene a porte chiuse, è il tema dell'ermeneutica, ovvero l’interpretazione, del Concilio Vaticano II. I partecipanti sono una quarantina, tutti ex allievi del professor Ratzinger, che hanno discusso le loro tesi con lui negli anni in cui era docente in Germania. Relatore principale è l'arcivescovo Kurt Koch, già vescovo di Basilea, nominato lo scorso primo luglio presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. Il presule svolge due interventi: il primo su "Il Concilio Vaticano II tra tradizione e innovazione. L'ermeneutica della riforma tra l'ermeneutica di una continuità con rottura e di una continuità non storica"; il secondo su "Sacrosanctum concilium e la riforma postconciliare della liturgia". Oggi e domani, dopo la relazione dell'arcivescovo Koch, è prevista una libera discussione sull'argomento, alla quale prende parte anche il Pontefice. Domenica mattina il momento culminante: gli ex allievi parteciperanno alla celebrazione eucaristica presieduta da Benedetto XVI al Centro congressi Mariapoli. Il nome del relatore principale e il tema dell'incontro - come riferisce all’Osservatore Romano il salvatoriano Stephan Horn, presidente dell'associazione degli ex allievi del Papa - sono stati indicati e approvati dallo stesso Benedetto XVI tra una rosa di scelte possibili propostagli dagli organizzatori. La maggioranza dei partecipanti proviene dalla Germania e dall'Austria. Oltre a questi, vi sono anche un italiano, un irlandese, un olandese, una coreana e un indiano. Tra i presenti figurano anche il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, il vescovo ausiliare di Amburgo Hans-Jochen Jaschke, docenti, parroci, religiosi, religiose e laici. Il primo incontro di Ratzinger con i suoi ex allievi avvenne nel marzo 1977, quando fu nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga. Da quel giorno l'appuntamento si ripete con cadenza annuale su un tema particolare: l’anno scorso si è parlato della missione ad gentes. Quest’anno, dunque, viene affrontato l’argomento del Concilio Vaticano II, la cui piena attuazione Benedetto XVI ha posto tra le priorità del suo Pontificato. Ce ne parla Sergio Centofanti.RealAudioMP3

Il Papa, sin dall’inizio del suo Pontificato, afferma la sua “decisa volontà di proseguire nell’impegno di attuazione del Concilio Vaticano II”, ai cui lavori partecipò come consulente dell’arcivescovo di Colonia. Nello stesso tempo non nasconde le difficoltà di recezione dei documenti conciliari nella comunità ecclesiale. Nel celebre discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2005, ne spiega i motivi:

“I problemi della recezione sono nati dal fatto che due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro. L'una ha causato confusione, l'altra, silenziosamente ma sempre più visibilmente, ha portato frutti. Da una parte esiste un'interpretazione che vorrei chiamare ‘ermeneutica della discontinuità e della rottura’; essa non di rado si è potuta avvalere della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna. Dall'altra parte c'è l'‘ermeneutica della riforma’, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino”.

Il Papa ricorda che, nel definire in modo nuovo il rapporto tra Chiesa ed epoca moderna, il Concilio aveva manifestato di fatto “una qualche forma di discontinuità” rispetto al passato, ma in realtà senza mai abbandonare “la continuità nei principi”, in una felice “sintesi di fedeltà e dinamica”:

“Il Concilio Vaticano II, con la nuova definizione del rapporto tra la fede della Chiesa e certi elementi essenziali del pensiero moderno, ha rivisto o anche corretto alcune decisioni storiche, ma in questa apparente discontinuità ha invece mantenuto ed approfondito la sua intima natura e la sua vera identità”.

Benedetto XVI, nella Lettera ai vescovi cattolici per la questione lefebvriana (10 marzo 2009) richiama tutti a rispettare il Concilio: i tradizionalisti non devono “congelare” l’autorità magisteriale al 1962; e a quanti “si segnalano come grandi difensori” del Vaticano II ricorda che questo evento “porta in sé l’intera storia dottrinale della Chiesa”: perciò, “chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata nel corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l’albero vive”. Il Papa ribadisce che “la Chiesa è, tanto prima quanto dopo il Concilio, la stessa Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica in cammino attraverso i tempi; essa prosegue ‘il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio’”, annunziando la morte e risurrezione di Cristo per la salvezza di tutti gli uomini. E nell’Angelus del 30 ottobre 2005 lancia un appello a tutti i fedeli a tenere vivo lo spirito del Concilio:

“Cari fratelli e sorelle, mentre vi invito a riprendere tra le mani questi documenti, vi esorto a pregare insieme con me la Vergine Maria, affinché aiuti tutti i credenti in Cristo a tenere sempre vivo lo spirito del Concilio Vaticano II, per contribuire ad instaurare nel mondo quella fraternità universale che risponde alla volontà di Dio sull’uomo, creato a immagine di Dio”.







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