2010-08-27 14:14:36

Cile: la Chiesa chiede un dialogo urgente con i 32 mapuches in sciopero della fame


Ieri 32 aborigeni "mapuches" del Cile, detenuti in diverse carceri della regione meridionale del Cile, con l’accusa di aver violato l'ordine pubblico e, in alcuni casi, la sicurezza nazionale, hanno compiuto 45 giorni di sciopero della fame per chiedere un processo rapido e che non vengano applicate ai loro casi le leggi antiterrorismo. La situazione, che la Chiesa cilena ha seguito fin dall'inizio con particolare attenzione, ha indotto mons. Camilo Vial, vescovo di Temuco, la regione con la più alta presenza di popolazione "mapuche" e mons. Alfonso Baeza, vicepresidente della Caritas, a rinnovare l'appello alle autorità del Paese affinché sia istituito un tavolo di dialogo con gli scioperanti, per trovare una soluzione adeguata e giusta alla questione. I presuli, seconda la stampa locale, hanno detto che “la vita dei mapuches è tanto importante come quella dei 33 minatori" intrappolati da 22 giorni in una miniera del nord del Paese e, dunque, "è urgente un gesto per avvicinare le parti”. Mons. Vial, che ieri è tornato a far visita ai “mapuches” in sciopero della fame, ha rilevato che "occorre agire presto prima che la situazione possa diventare estrema", e che è centrale "la ricerca del dialogo sull'applicazione della legge antiterrorismo in questi casi". D'altra parte, proprio ieri, sono aumentate le tensioni quando l'autorità giudiziaria ha autorizzato la polizia penitenziaria a procedere all'alimentazione forzata delle persone in situazione più precarie e al trasferimento, se necessario, presso centri sanitari adeguati. La misura è stata subito rifiutata da María Trancal, portavoce dei detenuti in sciopero, che l’ha definita una "decisione arrogante". Trancal ha dichiarato di non capire "tutta questa ostinazione da parte delle autorità, quando in sostanza l'unica cosa che si chiede è un giudizio giusto". All'origine di questo conflitto, infatti, esiste una situazione molto complessa che si trascina da secoli e riguarda le terre che i “mapuches” hanno perso prima della colonizzazione spagnola e poi in fase di consolidamento della Repubblica del Cile. Negli ultimi 20 anni, i governi hanno fatto molto, modificando, tra l'altro, radicalmente la legge sui “mapuches”, ma la rivendicazione della terra da parte di queste popolazione torna alla ribalta ciclicamente con proteste di vario genere e occupazioni. Nel corso di queste ultime, alcuni “mapuches” sono stati arrestati e accusati di violare l'ordine pubblico e, in alcuni casi, per la modalità dell'occupazione, è stata applicata anche la legge sull'antiterrorismo, che prevede due cose che i detenuti ora in sciopero rifiutano: pene molto dure rispetto a un processo normale e due gradi di giudizio, uno civile e l'altro militare. (L.B.)







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