2010-08-27 16:08:12

A Stresa l’undicesimo corso dei Simposi rosminiani sul tema dell'unità d'Italia


Si conclude domani a Stresa l’undicesimo corso dei Simposi rosminiani dal titolo “Antonio Rosmini e il problema storico dell’unità d’Italia”. Il convegno intende contribuire alla riflessione sul 150.mo dell’unità, nello spirito di uno dei grandi pensatori del Risorgimento italiano. Il servizio di Davide Dionisi:RealAudioMP3

I “Simposi rosminiani” nascono nel 2000 come continuazione della “Cattedra Rosmini”, fondata da Michele Federico Sciacca nel 1967. L’obiettivo è quello di approfondire, in piena libertà di spirito e con rispetto delle diversità, la soluzione dei problemi urgenti che si affacciano sul terzo millennio. Quest’anno al simposio, organizzato dal Centro internazionale di studi rosminiani, con la collaborazione del Progetto Culturale della Conferenza Episcopale Italiana, si parla di unità d’Italia. Ci spiega perché padre Umberto Muratore, direttore del Centro internazionale di studi rosminiani.

R. - Ci pare che Rosmini sia stato uno dei protagonisti della costruzione di questa unità d’Italia e ci sembrava quindi giusto che i suoi progetti e i suoi pensieri venissero conosciuti, discussi e approfonditi. Pensiamo, infatti, che nel pensiero di Rosmini, che è uno dei padri del cattolicesimo liberale, ci possano essere delle indicazioni preziose per i problemi che ancora rimangono su questa unità d’Italia.

D. - “Unità, la più stretta possibile, in una sua naturale varietà”. Questo è quanto sosteneva Rosmini. Quanto è ancora valida questa formula, secondo lei?

R. - Rosmini faceva notare che non tutte le varietà costituiscono ricchezza. Ci sono varietà naturali, quindi varietà positive, e varietà invece negative: il municipalismo accentuato, l’egoismo e tante altre cose sono varietà negative. Ora, lui diceva: “Noi dobbiamo costruire uno Stato, innanzitutto, che sia uno, perché altrimenti, anche sul tavolo delle altre nazioni, non avrebbe la forza sufficiente per poter poi costruire il suo avvenire. Questa unità, però, deve riconoscere quelle diversità che contribuiscono a rafforzare, a rendere forte e a rendere “uno” lo Stato. Uno Stato italiano che riconosca i diritti acquisiti dei vari territori, purché siano diritti positivi, che confluiscano per una maggiore unità, diventa il segno della bellezza di uno Stato e anche il segno della forza dello Stato. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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