Protesta degli ultras. Don Lusek: la violenza non paga mai
Quattro auto incendiate, un poliziotto ferito da una bomba carta e almeno cinque supporter
dell'Atalanta fermati: è il bilancio della violenta protesta contro la tessera del
tifoso da parte di 500 ultras che hanno fatto irruzione ieri sera al Berghem fest
della Lega Nord ad Alzano Lombardo durante l'intervento del ministro dell'Interno
Maroni lanciando petardi e fumogeni. ''Saranno puniti duramente”, fa sapere il ministro.
Solidarietà dalla Figc, mentre il questore di Varese annuncia il divieto alla trasferta
per i tifosi nerazzurri. Domenica, intanto, l'esordio della tessera del tifoso. Su
quest’episodio, ascoltiamo al microfono di Linda Giannattasio il commento di don Mario
Lusek, direttore dell'Ufficio della Cei per la Pastorale del tempo libero, turismo
e sport:
R. – Qualsiasi
atto di violenza rovina una prospettiva di dialogo tra il mondo delle tifoserie e
coloro che stanno prevenendo i possibili disagi all’interno del mondo calcistico.
La violenza non paga mai nessuno e soprattutto non risolve i problemi. Crea maggiori
distanze e poi recuperare un clima di fiducia reciproca diventa quasi impossibile.
D. – Don Lusek, questa è davvero, secondo lei, l’immagine dello sport
di oggi?
R. – Il tifo vero, il tifo autentico è un elemento molto festoso
nella vita dello sport ed è necessario perché fa incontrare le persone. Purtroppo
degenera quando si perde di vista l’obiettivo che si vuole raggiungere. Noi abbiamo
dei sogni: che lo stadio torni ad essere il luogo della festa, il luogo dei giovani,
anche delle famiglie, nella logica del festoso incontro anche tra gruppi diversi.
Se recuperiamo, soprattutto per noi Chiesa, l’aspetto educativo e l’aspetto festoso
della domenica supereremo quel dissidio che c’è tra il mondo dello sport e il mondo
della Chiesa perché li vediamo sempre in alternativa. Recuperando il festoso, il festivo,
la domenica, possiamo integrare, vicendevolmente, i diversi aspetti anche del vivere
quel giorno.