Sedici nuovi seminaristi iniziano gli studi nelle diocesi d’Irlanda
La speranza per il futuro e il coraggio di una scelta impegnativa: quella di dedicare
a Dio la propria vita. Sono i simboli sottolineati dalla Chiesa irlandese nel giorno
in cui sedici nuovi seminaristi intraprendono il lungo percorso della vita sacerdotale.
Distribuiti in quattro diversi seminari – il San Patrick di Maynooth, il San Malachy
di Belfast, il Collegio irlandese di Roma e il Collegio inglese di Valladolid, in
Spagna – i sedici seminaristi hanno età diverse che vanno dai 20 ai 60 anni. “Questi
nuovi seminaristi – scrive in una nota padre Patrick Rushe, coordinatore nazionale
dei direttori diocesani per le vocazioni – rappresentano una grande speranza per tutto
il nostro futuro. Attraverso il loro cammino, noi siamo testimoni del fatto che si
continua a portare, in questo mondo travagliato, la Buona Novella del messaggio di
salvezza e speranza di Gesù. Ammiro – sottolinea padre Rushe – la forza e la convinzione
con cui questi seminaristi seguono Cristo, soprattutto in questi tempi difficili”.
Poi, il religioso ricorda che molti dei futuri sacerdoti hanno lavorato a fianco dei
direttori diocesani per le vocazioni e quindi hanno riflettuto a lungo prima di compiere
un passo così importante: “Il loro discernimento – ribadisce padre Rushe – sottolinea
la loro integrità, maturità, conoscenza dell’animo umano, insieme alla capacità di
rapportarsi con gli altri. Tutte qualità essenziali per un prete”. Dal suo canto,
mons. Hugh Connolly, presidente del San Patrick College di Maynooth, nel discorso
di benvenuto ai nuovi studenti afferma: “Ci vuole coraggio e grande impegno per intraprendere
la vita religiosa oggi. Il popolo di Dio ha bisogno di sacerdoti buoni, sacerdoti
santi, che siano fedeli all’insegnamento della Chiesa e pronti, come diceva Giovanni
Paolo II, a plasmare la loro personalità in modo tale da farla divenire un ponte e
non un ostacolo per tutti coloro che vogliono incontrare Gesù Cristo”. Un concetto
ribadito anche da mons. Donald McKeown, presidente del Consiglio per le vocazioni
della Conferenza episcopale irlandese, il quale cita le parole pronunciate da Benedetto
XVI nella Messa conclusiva dell’anno sacerdotale, celebrata in piazza San Pietro l’11
giugno scorso: “Il sacerdozio è non semplicemente ‘ufficio’, ma sacramento. Dio si
serve di un povero uomo al fine di essere, attraverso lui, presente per gli uomini
e di agire in loro favore. Quest’audacia di Dio, che ad esseri umani affida se stesso,
che, pur conoscendo le nostre debolezze, ritiene degli uomini capaci di agire e di
essere presenti in vece sua; quest’audacia di Dio è la cosa veramente grande che si
nasconde nella parola ‘sacerdozio’. Che Dio ci ritenga capaci di questo; che Egli
in tal modo chiami uomini al suo servizio e così dal di dentro si leghi ad essi: è
ciò che in quest’anno volevamo nuovamente considerare e comprendere”. Di qui, l’appello
finale a tutti i fedeli perché, attraverso la preghiera, sostengano i sacerdoti e
incoraggino le future vocazioni. (I.P.)