Francia, la Chiesa propone al governo di aprire un dibattito per risolvere la questione
delle espulsioni dei rom
La Chiesa francese proprone al governo di Parigi di aprire un dibattito per risolvere
il problema delle espulsioni dei rom. Il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo
della capitale, si è detto pronto ad incontrare il ministro dell'Interno francese.
Nei giorni scorsi, la stampa internazionale ha dato ampio risalto al saluto del Papa
ai pellegrini francesi durante l’Angelus di domenica scorsa a Castel Gandolfo: “Tutti
gli uomini sono chiamati alla salvezza” – ha sottolineato Benedetto XVI – e questo
rappresenta anche “un invito a saper accogliere le legittime diversità umane”. Sulle
parole pronunciate dal Papa, il collega Xavier Sartre, della nostra redazione
in lingua francese, ha intervistato il portavoce della Conferenza episcopale transalpina,
mons. Bernard Podvin:
R. – Le
Saint Père a un ministère qu’il remplit admirablement. Malheureusement, … Il
Santo Padre svolge il suo ministero in maniera ammirevole. Purtroppo, l’opinione pubblica
non lo ascolta a sufficienza. Se l’opinione pubblica avesse letto la sua enciclica
sociale, credo che non si sarebbe sorpresa, perché nella Caritas in veritate
si ritrovano le preoccupazioni profonde del Santo Padre. E l’aspetto profondo del
Papa è che non la esprime mai in un gioco politico, ma sempre calata nella sua missione
di sovrano Pontefice, ricordando i principi fondamentali della Parola di Dio e le
esigenze della teologia morale. Se dessimo più spesso la parola al Papa sulle questioni
sociali, non avremmo nulla di cui sorprenderci. Il Pontefice si pronuncia in un linguaggio
universale e a nome di Cristo, e noi siamo in comunione con quanto egli dice, e credo
che i vescovi di Francia e l’insieme dei cattolici attivi in questo momento di solidarietà
e di fraternità si impegnano a viverle, nei luoghi in cui vivono, e quindi ciascuno
agisce secondo la propria missione. Credo sia importante disinnescare completamente
le polemiche: stiamo parlando dell’Uomo, è in gioco – semplicemente – l’avvenire dell’Uomo,
e noi lo affermiamo in nome dei nostri valori e nel rispetto profondo delle differenze,
e soprattutto con l’impegno di evitare un recupero di tipo “politicante”, perché –
francamente – questo non è un nostro problema.
D. – In termini generici,
molti uomini e donne in politica prendono la parola per criticare questo aspetto dal
forte accento posto sulla sicurezza, sul quale insiste il governo ormai da alcune
settimane. Non le sembra di essere stati un po’ all’avanguardia di queste critiche,
non vi sentite un po’ “vedette”?
R. – L’Eglise, on la trouve parfois
trop en parole … A volte, si rimprovera alla Chiesa di esprimersi troppo
o, al contrario, mai abbastanza su argomenti che riguardano la società. Credo che
sia questo il segno della sua libertà: la Chiesa deve essere libera di esprimersi
e soprattutto non deve adeguarsi alle mode del momento. La Chiesa non è un camaleonte
che prende, che sposa il colore dell’opinione che va per la maggiore. A volte prendiamo
posizioni che sono controcorrente, contro alcune tendenze che non sempre ci sembrano
positive. E lo facciamo in nome dei nostri valori. Ecco, noi cerchiamo soltanto di
portare il nostro contributo al pensiero e all’azione di una società di cui noi affermiamo
che abbia grandissimi valori umani. La Francia ha un tessuto associativo formidabile
e i cattolici sono molto, molto presenti in tutte queste realtà. Il nostro contributo
lo diamo con umiltà, ma lo riteniamo necessario in quanto contributo al dibattito
e non certo per sostenere non so quale corrente… Prova ne è che ci sono cattolici
sotto i più diversi colori politici, e questo va rispettato. Non è questo il caso
di impegnarsi in non so quale tipo di recupero…
D. – Cosa possono fare,
concretamente, i cattolici francesi in questo dibattito?
R. – Ils le
font déjà! Ils sont déjà très acteurs, vous savez ? … Già fanno, i cattolici,
sono già molto attivi. Le associazioni, le comunità cristiane non hanno certo dovuto
aspettare i dibattiti degli ultimi giorni per essere aperte alle realtà sociali, e
questo al di là della questione dei rom: i cattolici ci sono, sono presenti nelle
parrocchie, nei movimenti, c’è il “Sécours catholique”, la pastorale dei migranti,
c’è un pensiero molto profondo e molti lo possono testimoniare.