Venti anni fa la Germania avviava il processo di riunificazione
Il 23 agosto di 20 anni fa, il parlamento della Germania Orientale approvò la proposta
di unione alla Repubblica federale tedesca. Il patto di unificazione è stato firmato
il 31 agosto del 1990 dai rappresentanti della Repubblica democratica e federale tedesca.
Cosa resta di quell’atto? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Carlo Altomonte,
docente di Economia Politica Europea, presso l’Università Bocconi di Milano:
R. – Resta
la storia di un problema economico non indifferente da affrontare perché, evidentemente,
la Germania dell’Est doveva essere ricostruita, e resta però oggi l’eredità di un
Paese che ha saputo integrare la Germania dell’Est in maniera molto opportuna e che
ha costruito, se vogliamo, le basi della sua attuale competitività anche su questa
vicenda.
D. – La Germania ha dovuto affrontare in questi venti anni
una dura politica di riunificazione, soprattutto, dal punto di vista economico. Quali
sono state le maggiori difficoltà?
R. – C’era da ricostruire completamente
la base produttiva della Germania dell’Est e, quindi, sostanzialmente dare capitali,
macchinari, base industriale, aumentare la dotazione di tecnologia; quindi, tutte
le questioni legate alla produttività che andava stimolata. Mentre la forza lavoro
che, invece, era già abbastanza ben qualificata, andava ovviamente riorientata rispetto
agli standard produttivi della Germania Occidentale. Questo è stato fatto con degli
enormi trasferimenti di denaro pubblico dalla Germania dell’Ovest alla Germania dell’Est,
trasferimenti peraltro resi possibili dal fatto che la Germania ha sempre mantenuto
una stretta disciplina di bilancio in tutti questi ultimi anni.
D.
– Oggi la Germania, nonostante tutto, continua a essere la locomotiva d’Europa dal
punto di vista economico….
R. – Sì, la Germania nel 1990 era la locomotiva
d’Europa e forse era l’unico Paese che poteva permettersi di ingoiarne un altro sopravvivendo,
senza fare indigestione, e oggi è ritornata a esserlo perché risulta oggi il Paese
più competitivo dell’area dell’euro in quanto ha un costo del lavoro, rispetto alla
produzione, tra i più bassi d’Europa. Questo è stato possibile perché c’è stata una
politica di moderazione salariale e, soprattutto, un aumento della produttività del
fattore lavoro che in qualche modo è anche frutto delle politiche che sono state avviate
verso la Germania dell’Est ma poi espandendo questo tipo di ristrutturazione rispetto
a tutti gli altri Paesi dell’economia dell’Est, Repubblica ceca, Repubblica slovacca,
Polonia e grazie a questo appunto la Germania oggi è sicuramente il Paese più competitivo
dell’area dell’euro.