2010-08-23 16:23:55

Italia: suicida un altro detenuto


Nuovo suicidio in un carcere italiano. Questa volta è avvenuto a Parma, dove un detenuto, ieri sera, si è tolto la vita impiccandosi con le lenzuola. Si tratta del 43.mo caso dall’inizio dell’anno. L’episodio riaccende il dibattito sulla sicurezza e sul sovraffollamento negli istituti penitenziari del Paese. Il servizio è di Eugenio Bonanata:RealAudioMP3

539 detenuti a fronte di 418 posti letto, con tre sezioni chiuse per carenza di agenti. Questa la situazione nel carcere di Parma che è molto simile a quella di altri penitenziari della penisola, dove da tempo si chiede la revisione del sistema penitenziario. I detenuti presenti nelle 206 prigioni nazionali sono oltre 68 mila, la capienza regolamentare, invece, è di meno di 45 mila posti, mentre mancano almeno 6 mila agenti. La richiesta da più parti è quella di rivedere al più presto il sistema delle pene. Mons. Giorgio Caniato è ispettore generale dei Cappellani delle carceri italiane:

"Io mi chiedo se l’Amministrazione della Giustizia in uno Stato deve essere fatta col concetto della retribuzione: “Hai sbagliato e paghi tanto..” – in termini di anni di carcere - o se non convenga farlo su un altro tipo di discorso di base: “Tu hai distrutto, tu hai rovinato, allora tu ricostruisci e tu ripari.” Quindi, il concetto di una giustizia che fa riparare e che ricostruisce quello che il reato distrugge. Se ci sono molti detenuti che riescono a recuperare - e ce ne sono - il più delle volte è perché incontrano in carcere delle persone che le aiutano".

Dunque, ottenere il reinserimento sociale del detenuto attraverso misure detentive alternative al carcere, in caso di reati non gravi. Misure che sono contenute nella proposta del Ministero della giustizia attualmente in discussione in Parlamento e che potrebbero risolvere anche il problema del sovraffollamento.Donato Capece è segretario generale del sindacato autonomo di polizia:

"Non capisco, perché tutti i detenuti che hanno una pena minima definitiva da scontare, devono stare rinchiusi nelle patrie galere, quando invece possono essere benissimo affidati per esempio ai lavori socialmente utili. Questo permetterebbe di essere retribuiti per il lavoro svolto, ma si potrebbe trattenere una parte di questa retribuzione per costruire un fondo di risarcimento per le vittime del reato".








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