Incontri e dibattiti al Meeting di Rimini sulla sfida del cuore: intervista con Sandro
Ricci
135 incontri, 8 mostre, 19 spettacoli, oltre 300 ospiti: scienziati, politici, intellettuali,
uomini di Chiesa, rappresentanti di associazioni. Nella 31.ma Edizione del Meeting
per l’Amicizia tra i Popoli, inaugurata ieri a Rimini, si parla di fede, ma anche
di economia, della crisi del lavoro e dell’uomo, tutto a partire dal tema del cuore,
ovvero “quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi”. Il servizio del nostro
inviato Luca Collodi.
Non potevano
mancare, in una edizione dedicata al cuore dell’uomo e al suo desiderio di cose grandi,
incontri e convegni che approfondissero il tema della libertà di religione e della
situazione dei cristiani perseguitati. Il riconoscimento della libertà religiosa è
infatti un diritto fondamentale del cuore di ogni uomo. Sono venti i Paesi rappresentati,
oltre tremila i volontari che lavorano gratis tra i capannoni dell’immensa Fiera.
Provengono da ogni parte d’Italia e anche dall’estero (circa 200): Brasile, Cile,
Messico, Paraguay, Stati Uniti, Egitto, Nigeria, Portogallo, Spagna, Francia, Gran
Bretagna, Olanda, Germania, Polonia, Ungheria, Russia, Lituania, Kazakistan, Kosovo.
Il bilancio preventivo del Meeting 2010 è di 8 milioni e 300.000 euro. Una novità
fondamentale è la crescita della dimensione internazionale dell’incontro riminese
con la presentazione dell’edizione di quest’anno a New York, Madrid e Budapest, ad
ottobre al Cairo. Ascoltiamo il direttore del Meeting, Sandro Ricci,
ai nostri microfoni sul valore del Meeting per l’impegno dei laici cattolici al servizio
del bene comune:
D. - I laici cattolici sono persone vive, le vediamo
qui camminare nei nostri corridoi, nelle nostre sale, che hanno voglia di affrontare
la realtà, di mettersi in gioco, di verificare se la loro fede è in grado di diventare
anche un’intelligenza della realtà efficace ed utile.
D. - Il Meeting
come guarda l’evoluzione sociale, politica dell’Italia di questo periodo?
R.
- Io penso che come tutti noi, la vediamo con una certa preoccupazione perché c’è
come un decadimento della politica. La politica potrebbe essere un’espressione elevatissima
di cultura. Noi pensiamo con il nostro lavoro di favorire questa maturazione culturale,
che può portare le persone a riappassionarsi al bene comune, al bene sociale e quindi
a lavorarci, perché possa esserci un passaggio di progresso.
D. - Guardare
al bene comune, senza un’esperienza di fede vera, è difficile di questi tempi...
R.
- Perché quello che prevale normalmente è l’interesse personale, l’interesse particolare.
Si fa fatica a capire che l’interesse particolare è valorizzato proprio dal bene comune,
ma il bene comune, è che abbiamo un destino comune, che siamo fatti per un grande
bene.
D. - Al Meeting c’è anche tanta gratuità, ci sono tanti volontari,
tanti giovani soprattutto, che offrono parte del loro tempo, delle loro vacanze per
un ideale...
R. - Io rimango stupito ogni anno da 31 anni perché queste
persone vengono qui e danno gratuitamente, ma sotto c’è un grande segreto, che riconosciamo
di aver ricevuto, tutto ci è dato e quindi possiamo ridare gratuitamente. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)