Espulsione dei rom dalla Francia: non cessano le polemiche
Il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, si è detto pronto ad incontrare
il ministro dell'Interno francese, Brice Hortefeux, sulla questione delle espulsioni
dei rom dalla Francia. La vicenda ha suscitato le critiche del mondo cattolico e non
solo. In questo contesto, la stampa internazionale ha dato ampio risalto al saluto
del Papa, ieri, ai pellegrini francesi durante l’Angelus a Castel Gandolfo: “tutti
gli uomini sono chiamati alla salvezza” – ha sottolineato Benedetto XVI - e questo
rappresenta anche "un invito a saper accogliere le legittime diversità umane, alla
sequela di Gesù venuto a riunire gli uomini di tutte le nazioni e di tutte le lingue".
Il Pontefice ha quindi invitato i genitori a educare i loro bambini” alla fratellanza
universale”. Su queste parole, Federico Piana ha raccolto i commenti del presidente
delle Acli Andrea Olivero, e del presidente dell’Azione Cattolica italiana
Franco Miano. Ascoltiamo Olivero:
R. - Dobbiamo,
come ci ha ricordato anche ieri il Papa, rammentare il valore dell’accoglienza, far
comprendere quanto l’accogliere l’altro non diminuisce, non sminuisce quello che è
il nostro specifico, ma invece ci allarga, ci dà prospettiva. Questo lo constatiamo
anche nel farlo sperimentare concretamente. Noi in questi anni, là dove abbiamo avviato
iniziative di volontariato, fatto conoscere, incontrare le comunità, ci siamo resi
conto che la paura via via scemava. Noi abbiamo bisogno di fare questo lavoro. Ci
rendiamo conto che i problemi sono molto grandi e talvolta è difficile, appunto, intervenire
con l’urgenza che forse sarebbe necessaria, però non dobbiamo stancarci di lavorare
in questa direzione e come organizzazioni sociali, dobbiamo portare a più persone
possibili questo messaggio e questa proposta di un’accoglienza semplice, ma di un’accoglienza
che alla fine ci faccia vedere davvero il volto dell’altro.
D. - Franco
Miano, l’accoglienza - il Papa lo ha detto ieri - è una cosa che ci deve
mobilitare tutti, non solo i cattolici ovviamente, ai quali fa soprattutto riferimento
il Papa, però questo non avviene spesso in Europa...
R. - Questo è un
punto molto grave e problematico, perché ci sono due livelli del problema. Da un lato
c’è sicuramente un livello organizzativo, un livello economico che va tenuto presente,
però al fondo di tutto questo c’è una questione di stile, di mentalità, di cuore,
una questione di modo stesso di intendere la vita. D’altra parte, pensiamo a quanto
il Papa ci ha detto nella “Caritas in Veritate” e alla necessità di riscoprire questo
senso vivo di una fraternità universale che, rappresenta per un credente, per un cristiano,
per un cattolico, un dato fondamentale della propria fede e della propria dimensione
di umanità. In poche parole: oggi dovremmo tutti concorrere con forza ad educare da
un lato e a porre azioni concrete dall’altro, per far cogliere che l’accoglienza delle
genti di ogni Paese - il Papa ci ha detto - è una dimensione fondamentale della vita
e tanto più in un mondo globalizzato.
D. - Franco Miano, che idea s’è
fatta di questa polemica, non solo tra associazioni che si occupano di immigrati,
ma anche tra Europa e governo francese…
R. - Io credo che il governo
francese, non possa procedere in modo autonomo dall’Unione Europea. Penso che i cittadini
dell’Unione Europea abbiano il diritto di muoversi liberamente e di stabilirsi dove
meglio credono, naturalmente a condizione del rispetto delle leggi e della vita -
evidentemente - di un Paese. Mi sembra che nella vita dell’Europa di oggi, sia necessario
lavorare per sostenere processi d’inclusione e non processi di esclusione e questo
è un dato importantissimo, perché espulsione, comunque, significa una penalizzazione
del processo d’integrazione complessivamente, se di esclusione si tratta. Ma ci possono
essere anche altre forme che hanno - diciamo - un carattere analogo dal punto di
vista di fatto e possono finire nella stessa direzione cioè essere penalizzanti, problematiche
dal punto di vista del processo di integrazione. Dobbiamo cogliere questa occasione
come una grande opportunità per provare a guardare più in alto, non trovare situazioni
al ribasso.
D. - Andrea Olivero, che idea s’è fatto
di questa storia?
R. - Il problema sta nell’andare a capire se c’è una
volontà di avere una politica comune europea rispetto a queste tematiche, che sono
tematiche fondamentali, perché alla fine riguardano i diritti di tutti, i diritti
di cittadinanza, la possibilità di vivere sicuri tutti quanti, perché come sempre
anche in questo caso, il governo Sarkozy ha brandito la parola sicurezza, ma la sicurezza
per una parte di francesi che vive tranquilla e non la sicurezza per tutti i cittadini
europei, ivi compresi, questi cittadini rom e che oggi appaiono i più penalizzati
di tutti, perché nessun Paese - fino in fondo - li riconosce come propri concittadini
e quindi rischiano di non avere diritti. Noi crediamo che in questo momento sia necessario
appunto che la politica dell’immigrazione diventi una delle questioni europee, dobbiamo
avere il coraggio di affrontare politicamente il tema. Anche Sarkozy è scivolato su
quello che purtroppo è una linea che molti hanno già intrapreso in Europa, di andare
a blandire il proprio elettorato, piuttosto che cercare di affrontare seriamente la
questione. (Montaggio a cura di Maria Brigini)