2010-08-23 15:14:51

Dolore e sgomento nella diocesi di Belluno per l'uccisione di don Francesco Cassol


Sarebbe dovuta ad un errore fatale la tragica morte del sacerdote veneto, Francesco Cassol, 55 anni, nativo di Belluno, parroco da 10 anni a Longarone, ucciso da un colpo di fucile, intorno alla mezzanotte di domenica scorsa, mentre era in ritiro con un gruppo di fedeli nelle campagne di Altamura in Puglia. Un cacciatore si sarebbe infatti presentato spontaneamente questa mattina alla stazione locale dei Carabinieri denunciando di aver sparato per errore al sacerdote, che dormiva nel suo sacco a pelo, pensando fosse un cinghiale. L’uomo sarebbe ora in stato di fermo, mentre non è stata ancora fissata la data dei funerali di don Cassol. Il servizio di Roberta Gisotti.RealAudioMP3

Profondo il cordoglio di tutti quanti hanno conosciuto don Francesco Cassol e lo ricordano come un prete dedicato con passione al suo ministero, animato da grande spiritualità e carità verso il prossimo, così come sottolinea don Giuseppe Bratti, direttore dell’ufficio Comunicazioni sociali della diocesi di Belluno Feltre:

R. - E’ molto difficile fare ordine in questi momenti tra tanti ricordi. Vorrei sottolineare l’attenzione agli ultimi: don Francesco era responsabile di una comunità di ragazzi a Landris, di persone in situazioni problematiche, lui stesso faceva le notti in questa comunità. Un prete dedito alla pastorale in tutte le sue sfaccettature, che ha cercato sempre il contatto con la gente, ma in comunione con tutti i suoi confratelli, con tutto il presbiterio, con tutta la realtà della diocesi.

D. - La vostra comunità perde dunque un sacerdote generoso.... ed amato da molti fedeli, che - sappiamo - lo seguivano sovente nei suoi ritiri spirituali...

R. - Certamente, ritiri spirituali che lo portavano anche lontano dall’Italia, periodicamente andava in Togo e in altre parti dell’Africa, dove era chiamato da comunità religiose per la predicazione dei ritiri e degli esercizi spirituali; un'attenzione, quindi, anche verso tutte le comunità religiose, a partire da quella delle Piccole suore della Sacra Famiglia di Longarone, fino appunto a recarsi anche in Africa.

D. - Don Francesco era anche assistente spirituale di un gruppo Goum, movimento fondato in Francia nel 1970: si è letto su qualche giornale che praticano ‘ritiri estremi’, di che cosa si tratta?

R. - Gli ingredienti sono molto semplici e sono quelli che fanno parte - oserei dire - di tutte le esperienze estive, che ogni parrocchia, ogni realtà ecclesiale propone per i suoi membri più giovani. Sono la preghiera prolungata, sono la contemplazione della natura, sono il cammino, sono la condivisione della fatica; nel Goum, ci sono alcune accentuazioni che riguardano proprio la difficoltà, quindi il cibo molto misurato, un orario della giornata segnato da lunghe ore di cammino, ma che proprio per questo risulta affascinante ai giovani, ai giovani adulti che scelgono di fare questa esperienza ogni anno.

D. - Restiamo in attesa di notizie per questa morte improvvisa e assurda...

R. – Ci sono decisioni che devono essere prese da chi sta indagando, noi vogliamo soprattutto in questo momento, vivere - proprio come don Francesco ha insegnato nella nostra diocesi e nelle sue parrocchie - con uno sguardo ampio di fede.







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