Messaggio del Papa al Meeting di Rimini: solo Dio può riempire davvero il cuore
degli uomini. La riflessione di mons. Lambiasi
“Testimoniate nel nostro tempo che le grandi cose a cui anela il cuore umano si trovano
in Dio”: è l’esortazione di Benedetto XVI ai partecipanti al XXXI Meeting di Rimini,
apertosi stamattina con la Messa celebrata dal vescovo diocesano, mons. Francesco
Lambiasi. Nel messaggio del Papa per l’evento, anche un ricordo di don Luigi Giussani,
fondatore di Comunione e Liberazione. Il servizio del nostro inviato a Rimini, Luca
Collodi:
Il Meeting
si è aperto con l’augurio di Benedetto XVI a testimoniare nel nostro tempo che le
grandi cose a cui anela il cuore umano si trovano in Dio. Il rischio è quello che
si affermi una concezione puramente materialistica della vita, ma "la natura dell’uomo",
scrive il Papa, richiamando il tema della XXXI edizione del Meeting per l’Amicizia
tra i Popoli, è innanzitutto il suo cuore che si esprime come desiderio di "cose grandi".
E’ questa tensione il tratto inconfondibile dell’umano, la scintilla di ogni azione,
dal lavoro alla famiglia, dalla ricerca scientifica alla politica, dall’arte alla
risposta ai bisogni quotidiani. “Ogni uomo – sottolinea il messaggio del Papa, a firma
del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, inviato al vescovo di Rimini,
mons. Lambiasi, ma anche agli organizzatori ed ai partecipanti – intuisce che proprio
nella realizzazione dei desideri più profondi del suo cuore, l’uomo può trovare la
possibilità di realizzarsi, di compiersi, di diventare veramente se stesso”. “Uomo
– si legge ancora – che spesso è tentato di fermarsi alle cose piccole, a quelle che
danno una soddisfazione ed un piacere ‘a buon mercato’, a quelle che appagano per
un momento, cose facili da ottenere quanto illusorie”. “Dio – prosegue il Papa – è
venuto nel mondo per risvegliare in noi la sete di ‘cose grandi’”. “Da parte nostra
dobbiamo purificare i nostri desideri e le nostre speranze per potere accogliere la
dolcezza di Dio. Questa – continua il Papa, citando Sant’Agostino – è la nostra vita:
esercitarsi nel desiderio”. “A Dio, infatti, possiamo chiedere tutto ciò che è buono.
La bontà e la potenza di Dio – afferma il Pontefice – non conoscono un limite tra
cose grandi e piccole, tra cose materiali e spirituali, tra cose terrene e celesti.
Nel dialogo con Lui, portando tutta la nostra vita davanti ai sui occhi, impariamo
a desiderare le cose buone, a desiderare in fondo Dio stesso”. Nel messaggio, il Papa
ricorda anche il V anniversario della morte di mons. Giussani e proprio al fondatore
di Comunione e Liberazione il Meeting di Rimini ha dedicato un omaggio attraverso
le sue parole, le immagini della sua vita e un breve video che documentano la sua
passione per la vita. Diceva don Giussani: “Io non voglio vivere inutilmente, questa
è la mia ossessione”.
Il Meeting si è dunque aperto con la Messa celebrata
dal vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, che nella sua omelia ha messo
l’accento sulla bellezza della relazione tra Dio e l’uomo. Un tema su cui il presule
si sofferma nell’intervista di Luca Collodi:
R. – Il
Vangelo di questa domenica ci riporta alla Parola del Signore Gesù, che ci ricorda
che noi siamo invitati al banchetto che Dio Padre vuole imbandire per tutti i suoi
figli. C’è, dunque, una coincidenza tra il sogno di Dio e il desiderio dell’uomo e
questa coincidenza si registra nel fondo del cuore umano, dove è come depositata la
firma che Dio appone al suo capolavoro, l’uomo, immettendo in questo cuore il grande
desiderio di felicità. Si può essere felici solo insieme, non se puntiamo su una felicità
narcisistica, ma sulla felicità nella comunione.
D. – Rimini è la città
del divertimento. Da 31 anni ci sono dei laici che però cercano di parlare di spiritualità...
R.
– E’ vero. A me sembra che il Meeting sia un frammento d’anima, che i laici di Comunione
e Liberazione stanno cercando di ridare a questa città. Nel cliché dell’immaginario
collettivo, Rimini è il “divertimentificio”, ma Rimini è anche l’associazione Papa
Giovanni e appunto il Meeting. C’è un laicato associato: basti ricordare i 5 mila
fratelli e sorelle di Comunione e Liberazione, i 3 mila scout, i 2 mila dell’Azione
Cattolica. C’è insomma un popolo in questa città, un popolo che prende a cuore le
sorti della città per dare il proprio contributo alla crescita di una civiltà dell’amore.
D.
– Nell’autunno prossimo, la Chiesa italiana si riunirà a Reggio Calabria per parlare
di Dottrina Sociale della Chiesa...
R. – Certamente Rimini diventa una
tappa verso Reggio Calabria. Il Papa ci ha illuminato e stimolato con la “Caritas
in Veritate” e dobbiamo cercare di tradurre in lievito di fermentazione questa Dottrina
Sociale. Penso che Rimini, in questo senso, possa essere anche una sorta di prova
generale di Reggio Calabria.
D. – Che fine hanno fatto quei laici che
possono introdurre nella società italiana, in questa fase, degli elementi positivi
di costruzione, di risveglio anche dei valori...
R. – Sì, forse l’impressione,
che però a me sembra superficiale, è quella di un certo sopore. A me pare in realtà
che i laici siano svegli, siano pronti a sbloccare una situazione che appare drammaticamente
bloccata. E in un certo senso Rimini può essere un laboratorio di questo futuro che
a me sembra sia già cominciato.