Negoziati di pace tra israeliani e palestinesi: caute speranze del Custode di Terra
Santa
Un’opportunità da non sprecare” così il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha
definito i colloqui di pace diretti tra israeliani e palestinesi che si terranno il
prossimo 2 settembre a Washington. All’invito ufficiale di ieri, da parte della casa
bianca, tutti gli interlocutori hanno risposto positivamente, incluso Egitto e Giordania
invitati al summit.Ma ascoltiamo com’è stata accolta la notizia in Medio Oriente dalle
parole del Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, intervistato
per noi da Marco Guerra:
R. - A dire
il vero la notizia di questi colloqui già girava da un po’ di tempo, ma come sempre
per queste cose in Terra Santac’è un po’ di freddezza iniziale,
perché non è la prima volta, non è il primo tentativo di colloqui diretti che viene
fatto e che poi alla fine non produce nulla. C’è abbastanza freddezza per essere sinceri.
D.
- Cosa dobbiamo aspettarci da questo primo incontro?
R. - Il primo incontro
sarà molto importante per capire, non tanto per avere dei risultati chiari - perché
è chiaro, che un incontro non basterà - , ma per capire il clima
che c’è tra le parti e vedere se sarà possibile un compromesso. Un compromesso che
sarà inevitabile per arrivare ad un accordo. Non ci si aspetterà molto come conclusioni,
ma è un’attesa più che altro psicologica, per capire il tipo di approccio tra le parti.
D.
- Quali sono i principali ostacoli da superare al tavolo delle trattative?
R.
- Gli ostacoli sono sempre gli stessi, sono ormai noti: sono i profughi, gli insediamenti,
i confini e Gerusalemme. Questi sono gli ostacoli, o meglio, sono gli argomenti della
trattativa e dovranno poi vedere gli ambiti di compromesso e di manovra tra di loro.
D.
- La prospettiva dei due Stati, rimane il principale traguardo...
R.
- Sì, naturalmente la prospettiva è, ormai da tutti affermata, avere due popoli in
due Stati vicini, ma bisogna preparare questo cammino e fissare per l’ennesima volta
i tempi e i modi.
D. - Ad intralciare questo obbiettivo c’è la spaccatura
politica e territoriale di Gaza, che è controllata da Hamas…
R. - Questo
è un problema serio, perché l’autonomia palestinese oggi è divisa al suo interno in
maniera profonda e lacerante e ci si chiede come sia possibile superare questa divisione.
Questo credo sarà un ostacolo molto serio che creerà parecchi problemi. In questo
momento è difficile prevedere una soluzione immediata e a breve termine di questo
problema.
D. - Lei ha accennato al problema delle colonie ebraiche.
E’ questa la vera cartina di tornasole di tutto il processo di pace?
R.
- E' la chiave principale. E' un elemento importante che richiederà molto coraggio
da parte di tutte e due le parti: ad Israele per interrompere la costruzione delle
colonie e ai palestinesi per i compromessi che saranno inevitabili, che richiederanno
carisma, coraggio, leadership e anche un supporto forte dalla Comunità internazionale.
D.
- Un margine ancora più ristretto sembra esserci sulla definizione del futuro status
di Gerusalemme..
R. - Gerusalemme è forse il punto più delicato e di
ancora più difficile soluzione, non tanto dal punto di vista pratico, quanto dal punto
di vista simbolico, poiché Gerusalemme ha un carico di simbolicità e di passione per
tutti molto alto. Il ruolo della Comunità internazionale sarà ancora più determinante.
D.
- Quale può essere il ruolo dei cristiani per facilitare il processo di riconciliazione
in Medio Oriente?
R. - Noi cristiani siamo molto pochi in Terra Santa,
siamo poco più dell’uno percento, quindi non possiamo presumere di riuscire a fare
molto in questo senso. Possiamo, insieme alla Comunità internazionale, insieme ai
grandi movimenti, alle Chiese che sono nel mondo, aiutare nel creare un movimento
di opinione di supporto, perché le due parti possano avere un ssostegno psicologico
forte, da parte di tutta la Comunità internazionale, oltre che naturalmente cercare
di coinvolgere e stimolare leader locali, all’incontro e al dialogo tra di loro. Creare
supporto a queste iniziative, che sono sicuramente accolte con freddezza, ma comunque
importanti perché questi incontri creano opinioni, creano prospettive di soluzione,
magari anche lontane, ma comunque prospettive che in questo momento sembravano arenate,
e che invece, a quanto pare ancora ci sono. Questo credo sia un elemento molto importante.