L’arcivescovado dell’Avana risponde alla lettera aperta firmata da 165 dissidenti
"La Chiesa a Cuba non distoglierà mai la sua attenzione da ciò che sono stati motivi
per i quali ha agito" nel processo di dialogo con le autorità del Paese, e cioè, "la
richiesta umanitaria di famiglie che hanno sofferto per l'incarcerazione di uno o
più dei suoi membri". Così si esprime l'arcivescovado dell'Avana in un comunicato
a firma del suo portavoce Orlando Màrquez, a commento della notizia di una lettera
da parte di 165 dissidenti politici. La lettera, letta lunedì scorso a “Radio Martì”
di Miami dalla signora Martha Beatriz Roque, e recentemente pubblicata su diversi
organi di stampa, è considerata da parte del portavoce "offensiva per la Chiesa a
Cuba" anche perché ha "provocato indignazione tra i fedeli cattolici". Il comunicato
ricorda che la Chiesa, nel momento in cui ha accettato di intercedere in favore delle
'Dame in bianco', era consapevole che ciò avrebbe potuto essere interpretato in diversi
modi, positivi e negativi, ma era ugualmente consapevole che "non poteva restare inattiva"
poiché un simile comportamento "non era una opzione valida per la Chiesa" se si considera
la nutura “della missione pastorale". "L'azione della Chiesa in favore della dignità
di tutti i cubani e dell'armonia sociale a Cuba", prosegue il comunicato dell'arcivescovado,
"non ha seguito tendenze politiche - e non lo farà mai - né quelle del governo né
quelle di quanti vi si oppongono, ma solo la sua missione pastorale". Sulla sollecitudine
costante dei vescovi cubani riguardo alla difesa e protezione della dignità umana,
il comunicato cita recenti riflessioni del portavoce della Santa Sede, padre Federico
Lombardi, che lo scorso 10 luglio ha rilevato: "Il ruolo cruciale assunto nel processo
di dialogo cubano dal cardinale Ortega Alamino e da mons. Dionisio García, presidente
dell'Episcopato, è stato reso possibile dal fatto evidente che la Chiesa cattolica
è profondamente radicata nel popolo e interprete attendibile del suo spirito e delle
sue attese". D'altra parte il comunicato, sempre con le parole di padre Lombardi,
osserva che la Chiesa cubana "non è una realtà estranea, non fugge nei tempi di difficoltà.
Porta sofferenze e speranze, con dignità e con pazienza, senza servilismo ma anche
senza cercare di accrescere le tensioni e di eccitare gli animi, al contrario, con
l'impegno continuo di aprire strade alla comprensione e al dialogo". Orlando Màrquez,
portavoce dell'arcidiocesi dell'Avana ricorda inoltre che le riflessioni di padre
Lombardi concludevano ribadendo che "la Santa Sede accompagna e sostiene la Chiesa
locale con la sua solidarietà spirituale e con la sua autorità internazionale" così
come "sempre si è manifestata contraria all'embargo, e quindi solidale con le sofferenze
del popolo, e pronta a sostenere ogni prospettiva di dialogo costruttivo (...) Tutti
ci auguriamo che il cammino continui". Mons. Emilio Aranguren, vescovo di Holguín,
presidente della Commissione Giustizia e pace di Cuba, ribadendo alcuni contenuti
del comunicato dell'arcivescovado dell'Avana, ha voltuo precisare che queste conversazioni
della Chiesa con le autorità "in nessun momento hanno avuto, e tantomeno meno potrebbero
avere, un senso di esclusione" e ha aggiunto che i vescovi non si ritengono "gli unici
che possono realizzare questo tipo di conversazioni". (A cura di Luis Badilla)