Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa 21.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone il passo del
Vangelo in cui un tale chiede a Gesù: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
E Gesù risponde:
“Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti,
io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”.
Su questo brano
del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente
di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Parole
dure risuonano oggi nel Vangelo, provocate da una domanda tragica: “Signore, sono
pochi quelli che si salvano?”. Invece di incoraggiare la speranza, Gesù la restringe.
E comincia a parlare di una “porta stretta”, che molti cercheranno di attraversare,
ma, nonostante ogni sforzo, non ci riusciranno. E da dentro casa, secondo la metafora,
anche il Padre non sembra interessato ad accogliere con misericordia. Anzi a chi bussa
con forza rinfaccia l’ipocrisia e l’illusione di meritarsi un facile accesso. Ma come?
Eppure altre pagine del Vangelo parlano di porte spalancate, di invito indiscriminato
ad entrare, di accoglienza generosa, di braccia accoglienti. Dio ci salva certo e
vuole che tutti siano salvi, ma non ci si può prendere gioco di Lui con formalismi
e ipocrisie colorate di sacro. Non è per tirchieria che la porta è stretta, ma per
amore. L’amore è esigente, perché Dio è stato esigente con se stesso: è giunto fino
al massimo, a dare il suo Figlio per farci entrare dalla porta stretta. Largo è stato
il suo cuore, sia largo anche il nostro nell’amore. È un problema di amore generoso,
non di centimetri.