Messico: la guerra dei narcotrafficanti contro sacerdoti e pastori
Negli ultimi mesi centinaia di sacerdoti cattolici e di pastori protestanti sono
stati vittime di estorsioni o di minacce di morte da parte dei narcotrafficanti che
operano ai confini tra il Messico e gli Stati Uniti. Lo riferisce L’Osservatore Romano.
"Alcuni religiosi messicani, ma anche stranieri — ha dichiarato il presidente messicano
della Confraternita delle chiese cristiane evangeliche, il pastore Arturo Farela —
sono stati minacciati dal crimine organizzato che ci considera un'impresa commerciale.
Diamo fastidio perché abbiamo più volte lanciato campagne di sensibilizzazione per
riabilitare i tossicodipendenti e gli alcolizzati e cerchiamo di aiutare le persone
in difficoltà". La Confraternita gestisce numerosi centri di rieducazione in Messico,
come la clinica del "Tempio cristiano fede e vita", a Ciudad Juarez, dove una banda
armata ha ucciso diciannove persone l'11 giugno scorso durante un raid. Sempre a Ciudad
Juarez, nel settembre del 2009 furono uccise diciotto persone. Questa città di 1,3
milioni di abitanti alla frontiera americana, vicino a El Paso, in Texas — riferisce
la France Press — è divenuta il campo di battaglia più sanguinoso della "guerra dei
cartelli" per il controllo del traffico e dell'approvvigionamento della droga. Da
quando il presidente Felipe Calderon nel 2006 ha deciso di considerare una priorità
nazionale la lotta ai narcotrafficanti sono state uccise ventottomila persone durante
gli scontri tra le forze di polizia governative e le bande criminali. La zona considerata
"calda" è quella compresa tra la California e il Golfo del Messico. "Più di mille
persone - ha spiegato il portavoce della Conferenza episcopale del Messico, padre
Manuel Corral - sono state vittime di minacce di morte o di tentativi di estorsione.
I cartelli, per i quali l'estorsione non è che una delle molte attività criminali,
chiedono da mille a centomila pesos al mese. Alcuni sacerdoti accettano di pagare
perché viene detto loro che si tratta di un contributo per un'opera buona. Ci si
rende conto solo più tardi di essere entrati in una spirale di estorsioni. In caso
di rifiuto - ha aggiunto padre Corral - arrivano le minacce contro la famiglia, la
sicurezza dei parrocchiani, gli edifici. Alcuni sacerdoti sono stati costretti a cambiare
parrocchia di fronte a minacce reiterate". Nelle ultime settimane i responsabili
religiosi del Paese, cattolici e protestanti, hanno moltiplicato gli incontri con
le autorità perché la situazione si fa sempre più insostenibile. "Soltanto a Ciudad
Juarez - ha sottolineato il pastore Farela - su una popolazione totale stimata di
1,3 milioni di abitanti, più di un centinaio dei nostri ottocento officianti ha ricevuto
minacce di morte".