Corea del Nord: la crisi alimentare colpisce anche la capitale
La disastrosa riforma valutaria dello scorso anno e la pianificazione economica quinquennale,
che il regime comunista della Corea del Nord continua a portare avanti, stanno mettendo
in ginocchio la popolazione di Pyongyang. La capitale era abituata a un regime alimentare
leggermente migliore rispetto al resto del Paese ma ora è stretta nella morsa della
fame a causa dell’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e dalla mancanza
degli alimenti base nei negozi. AsiaNews ha raccolto la testimonianza di alcuni ex
cittadini fuggiti in Corea del Sud secondo cui iniziano a manifestarsi i primi timidi
segnali di malcontento: la popolazione è irata, e si lamenta di questi fattori. Secondo
alcune stime, il 60 % degli abitanti è scontento delle autorità”. D’altra parte gli
abitanti di Pyongyang, data la vicinanza con il potere politico, erano abituati ad
avere accesso alle merci migliori che transitavano per il Paese: ora devono vivere
di patate. La stessa fonte, che è andata fino in Cina in cerca di cibo, aggiunge:
“La vita, semplicemente, non tornerà più come prima: la distribuzione del cibo non
funziona più. La cosa diversa dal solito è il modo in cui la gente reagisce: a luglio
e ad agosto sono state distribuite soltanto patate, e iniziamo a sentire vere proteste
contro il governo”. Un ulteriore segno del disastro in corso viene dalle classi privilegiate
della società, come militari e membri delle agenzie di sicurezza nazionale, che ricevono
razioni limitate come il resto della cittadinanza. Fino a poco tempo fa, invece, il
loro regime alimentare era paragonabile a quello di una capitale dell’Europa orientale
ai tempi del comunismo. La Corea del Nord vive da almeno due decenni una situazione
alimentare insostenibile. Poggiandosi sul principio dell’autosostenibilità predicata
dal precedente regime di Kim Il-sung, il governo ha portato avanti dei progetti di
pianificazione economica che si sono dimostrati fallimentari. A questo vanno aggiunte
le pesantissime sanzioni imposte dalla comunità internazionale dopo l’annuncio dello
sviluppo di un arsenale atomico, che hanno di fatto eliminato ogni merce straniera
dal mercato, e la terribile riforma valutaria ordinata dal “Caro Leader” Kim Jong-il
lo scorso dicembre. Per evitare nuove defezioni negli alti ranghi militari, infatti,
il dittatore ha tolto due zeri dalla valuta nazionale, azzerando risparmi e investimenti.
In questo modo ha costretto alla povertà anche la misera classe media del Paese, gettandola
nel panico. “Ora – dice ancora la fonte di AsiaNews – l’effetto di tutto questo sta
colpendo anche la capitale. Ma senza cibo, il patriottismo non dura a lungo”. (M.G.)