2010-08-19 15:29:45

Sbarchi di immigrati nella Locride


136 immigrati, soprattutto curdi, sono sbarcati in nottata nella Locride, in provincia di Reggio Calabria. Si tratta di 65 uomini, 35 donne e 36 bambini, tutti in discrete condizioni di salute. Gli extracomunitari sarebbero arrivati in zona a bordo di una nave, forse uno yacht, e poi a riva con dei gommoni. Dunque cambiano le strategie e le rotte dei trafficanti di esseri umani. Alessandro Guarasci ne ha parlato con il vicedirettore generale della Caritas, Francesco Marsico:RealAudioMP3

R. - Evidentemente sono cambiati i soggetti che agiscono, purtroppo, in questo traffico infame, sono cambiate le rotte e stanno cambiando anche le modalità. Il passaggio dalla costa africana ad altri porti del Mediterraneo sta modificando le strategie d’ingresso. E’ chiaro, quindi, che i governi devono porre due strategie, anche in base alle normative europee e alle forme di controllo di contrasto al fenomeno: lungimiranza nel capire quali sono le aree critiche in Africa e nel continente asiatico, dove vengono prodotte queste situazioni.

D. - Forse servirebbe anche una politica più flessibile nei confronti di chi richiede asilo, perché le domande sono assolutamente crollate…

R. - Il blocco della costa africana, con l’accordo italo-libico, pone una grande domanda su cosa accade dall’altra parte del Mediterraneo ed evidentemente quello era uno dei luoghi da cui partivano molte persone che avevano, potenzialmente, la possibilità di fare richiesta d’asilo. Dall’altro lato, c’è una questione più generale, cioè come tutelare questa categoria di cittadini che non devono essere accomunati anche a flussi di tipo economico di migrazione. In questo momento l’Europa - ma evidentemente anche l’Italia - non risponde pienamente ad un’idea di difesa dei diritti di queste persone in maniera piena.

D. - Chi una volta arrivava in Libia e poi tentava il viaggio verso le coste della Sicilia ora che fine ha fatto?

R. - Da quello che sappiamo, negli sbarchi in Puglia sono minori le presenze di cittadini nordafricani, però il problema è per quelle persone che non hanno alternative e provengono da Paesi di guerra o in cui sono violati i diritti umani. In quel caso, chiaramente, la domanda che lei fa rimane senza risposta.







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