Nuove regole alle mense per i poveri del Triveneto per garantire dignità e decoro
Commensali sempre più numerosi e pochi aiuti. La situazione che vivono le mense per
i poveri del Veneto e del Friuli sta mettendo a rischio il servizio di carità rivolto
ai tanti senza-fissa-dimora che si appoggiano a queste strutture. Il campanello d’allarme
è suonato dopo che i Cappuccini che gestiscono la mensa di Mestre sono stati costretti
a sbarrare l’accesso alla struttura per evitare il bivacco notturno di molti sbandati
che la usavano anche per i bisogni personali. Il superiore della comunità, padre Umberto
Lunardi, spiega ad Avvenire che l’istallazione della cancellata è stata fatta a malincuore
ma si è resa necessaria “per salvaguardare la dignità anzitutto dei circa 300 poveri
che ogni giorno raggiungono il convento per usufruire della mensa, e dei volontari
che frequentano la struttura”. “Le generose offerte non sempre bastano a sfamare quanti,
italiani e stranieri, bussano da noi – aggiunge padre Umberto – proprio per questo
esigiamo rispetto”. I frati respingono quindi le polemiche sollevate in questi giorni
e assicurano l’impegno a ricevere sempre più ospiti. Nel frattempo i Cappuccini hanno
concesso una pausa ai volontari del centro esausti per la domanda che si è fatta sempre
più crescente. Sarà invece una pausa dedicata alla riorganizzazione quella della mensa
dei poveri dei Cappuccini di Udine. I religiosi dedicheranno una settimana per correggere
i molti avventori che sprecano cibo. “Uno stop per correggere i comportamenti sbagliati
– racconta padre Antonio Berton, responsabile della Mensa –. Spesso qualcuno prende
il pranzo completo e lascia tutto nel piatto”. Alla mensa di Udine arrivano ogni giorno
200 persone per un pasto gratuito che i frati e i volontari non negano a nessuno.
(M.G.)