2010-08-19 14:15:03

Nuove regole alle mense per i poveri del Triveneto per garantire dignità e decoro


Commensali sempre più numerosi e pochi aiuti. La situazione che vivono le mense per i poveri del Veneto e del Friuli sta mettendo a rischio il servizio di carità rivolto ai tanti senza-fissa-dimora che si appoggiano a queste strutture. Il campanello d’allarme è suonato dopo che i Cappuccini che gestiscono la mensa di Mestre sono stati costretti a sbarrare l’accesso alla struttura per evitare il bivacco notturno di molti sbandati che la usavano anche per i bisogni personali. Il superiore della comunità, padre Umberto Lunardi, spiega ad Avvenire che l’istallazione della cancellata è stata fatta a malincuore ma si è resa necessaria “per salvaguardare la dignità anzitutto dei circa 300 poveri che ogni giorno raggiungono il convento per usufruire della mensa, e dei volontari che frequentano la struttura”. “Le generose offerte non sempre bastano a sfamare quanti, italiani e stranieri, bussano da noi – aggiunge padre Umberto – proprio per questo esigiamo rispetto”. I frati respingono quindi le polemiche sollevate in questi giorni e assicurano l’impegno a ricevere sempre più ospiti. Nel frattempo i Cappuccini hanno concesso una pausa ai volontari del centro esausti per la domanda che si è fatta sempre più crescente. Sarà invece una pausa dedicata alla riorganizzazione quella della mensa dei poveri dei Cappuccini di Udine. I religiosi dedicheranno una settimana per correggere i molti avventori che sprecano cibo. “Uno stop per correggere i comportamenti sbagliati – racconta padre Antonio Berton, responsabile della Mensa –. Spesso qualcuno prende il pranzo completo e lascia tutto nel piatto”. Alla mensa di Udine arrivano ogni giorno 200 persone per un pasto gratuito che i frati e i volontari non negano a nessuno. (M.G.)







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