2010-08-19 14:45:25

Afghanistan: dibattito sulla smobilitazione Usa nel 2011


Giornata di celebrazioni ieri in Afghanistan in occasione del 91° anniversario dell’indipendenza dall'Impero Britannico. Il Paese, dopo la sanguinosa guerra con i sovietici dal 1979 al 1989, è ancor oggi terra di violenze, mentre è in corso il dibattito sulla smobilitazione delle forze armate statunitensi, previsto per il luglio 2011. Proprio oggi è stata data notizia di un raid aereo della Nato, contro postazioni dei ribelli talebani a sud di Kabul, che ha provocato la morte di una ventina di miliziani. Un soldato della coalizione, ieri, ha invece perso la vita per l'esplosione di una bomba. Sulla situazione odierna del Paese, Giancarlo La Vella ha intervistato Alberto Negri, inviato speciale del Sole 24 Ore:RealAudioMP3

R. - Innanzitutto dobbiamo ricordare subito una questione di frontiera che è fondamentale per definire oggi che cos’è l’Afghanistan: attualmente la frontiera sud dell’Afghanistan passa attraverso la cosiddetta linea Durand. Durand era un ufficiale britannico che tracciò il confine tra quella che allora era l’India britannica e l’Afghanistan. Questo confine, tra l’altro, include il Khyder Pass dentro il territorio pakistano. Ebbene, questa frontiera non è mai stata riconosciuta ufficialmente da nessun governo afghano, neppure da quei governi talebani che erano in ottimi rapporti con il Pakistan. I confini afghani hanno dunque ancora un’incertezza, che, in qualche modo, si riflette sulla situazione politica, perché la parte meridionale è abitata dall’etnia pashtun e questa etnia - maggioritaria in Afghanistan e in forte minoranza in Pakistan - costituisce una specie di Stato mai dichiarato ai confini tra i due Paesi. E’ proprio quest’istanza indipendentista pashtun grava sul futuro dell’Afghanistan e anche sulla stabilità dei confini pakistani.

D. - Come vedi un futuro - luglio 2011 - gestito autonomamente dalle forze interne afghane?

R. - Tutto è agganciato al fatto che le forze militari e di polizia afghane – quantificabili oggi intorno ai 200 mila uomini - possano, in futuro, prendere il controllo del Paese. Proprio su questo processo ci sono ancora molti dubbi ed abbiamo già visto, ad esempio, il caso dell’Iraq, dove, dopo alcuni anni, già si sollevano molti dubbi su questo ritiro, perché le forze locali non sono ancora in grado di controllare la situazione. In Afghanistan questo mancato controllo da parte del governo centrale è ancora più dirompente, perché praticamente l’esecutivo, da solo, non ce la farebbe.

D. - E’ solo quello talebano il pericolo a cui, eventualmente, le forze afghane dovranno far fronte?

R. - Certamente i talebani sono il pericolo maggiore, ma i talebani sono anche degli afghani, come più volte ripetuto dallo stesso presidente Karzai. Quindi è possibile che in qualche modo, prima o poi, si arrivi - se si vuole stabilizzare la situazione - ad un accordo almeno con una parte della guerriglia afghana. Ci sono poi i problemi esterni: sono tre le potenze che hanno, oggi, una forte influenza sugli affari afghani: il Pakistan, l’Iran nella parte nord-occidentale e in altre zone del Paese, e l’India, che non confina direttamente con l’Afghanistan ma che, nel gioco di forte concorrenza con l’India, fa in Afghanistan il suo gioco. E quindi queste tre potenze, unitamente alla Russia e alla Cina, devono per forza di cose essere coinvolte in un piano che, in qualche modo, porti a rispettare i confini afghani e non a renderli ancora più instabili e permeabili come sono oggi.







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