Nuovo intervento dei vescovi messicani sulle unioni omosessuali
"Come vescovi del Messico, sensibili all'opinione maggioritaria esistente non solo
a Città del Messico, bensì in tutto il Paese, nell'esercizio della libertà di espressione
garantita dal nostro sistema politico democratico, ribadiamo il nostro totale disaccordo
con la sentenza della Suprema Corte di giustizia". Così si legge in una dichiarazione
dell'Episcopato messicano pubblicata dopo il verdetto della Corte che due giorni fa
ha sancito, per le coppie omosessuali, solo nel caso del distretto federale, la facoltà
legale di adottare figli. Come si sa, la stessa Suprema Corte, 12 giorni fa aveva
dichiarato costituzionali le unioni omosessuali in tutto il territorio nazionale anche
se, sino ad oggi, una legge statale al riguardo esiste solo nel distretto federale.
"Pensiamo, rilevano i presuli, che equiparare con la dicitura 'matrimonio' le unioni
omosessuali sia una mancanza di rispetto sia all'essenza del matrimonio tra una donna
e un uomo, come afferma l’articolo 4 della Costituzione sia al costume, alla tradizione
e alla cultura esistente nel Paese da secoli". Analizzando le recenti sentenze i presuli
denunciano che "sono state approvate in fretta, senza le necessarie consultazioni
degli attori sociali e senza tener conto del sentire della maggioranza della popolazione,
chiaramente in disaccordo con questo tipo di unioni e soprattutto con la possibilità
di adottare bambini". Alla fine, per i vescovi, "si è imposto in modo schiacciante
il partito dominante, mortificando così il dibattito sociale che, perché contrario,
è stato emarginato a danno della società". La dichiarazione, firmata da mons. Carlos
Aguiar Retes, arcivescovo di Tlalnepantla e mons. Víctor René Rodríguez Gómez, vescovo
di Texcoco, rispettivamente presidente e segretario generale dell'Episcopato messicano,
ribadisce quanto già detto sulla questione da parte della Chiesa in questo Paese così
come da Benedetto XVI, soprattutto sulla sacralità della famiglia e del matrimonio.
"Deploriamo che la manifestazione di questi concetti davanti all'opinione pubblica",
garantita da una vera "tolleranza che dà la possibilità a tutti di esprimere le nostre
posizioni e opinioni", in alcuni invece stimoli "le recriminazioni e le minacce dell'intolleranza.
Per questi motivi esprimiamo la nostra solidarietà e affetto ai cardinali, Norberto
Rivera Carrera arcivescovo della capitale del Messico, e Juan Sandoval Íñiguez, arcivescovo
di Guadalajara". I due porporati, e non solo loro, in queste settimane sono stati
oggetto non di critiche legittime o disaccordi rispettosi bensì di una vera campagna
mediatica dove non sono mancati gli insulti e le minacce per il semplice fatto di
essersi distinti nell'esposizione continua del magistero cattolico in queste delicate
questioni che riguardano la legge naturale e la convivenza sociale. Infine, i vescovi
messicani si congedano con un nuovo appello affinché nel Paese si "sviluppi un dibattito
che unisca tutti i membri della società" per far fronte "ai molteplici problemi che
colpiscono la nazione: l'insicurezza, la violenza, la corruzione, la disoccupazione.
Nella nostra patria, è urgente - scrivono a conclusione i presuli - sradicare i lacci
dell'intransigenza, dell'esclusione, dei pregiudizi di ogni tipo, per costruire insieme,
come fratelli, un Messico capace di proteggere tutti, dove siano rispettati i diritti
dell'individuo, e dove esistano sia la trasparenza sia il corretto uso delle libertà
democratiche. Per tutto questo esortiamo tutti a pregare la Madonna di Guadalupe per
le decisioni dei governanti, i bambini che non hanno voce, ma che sì hanno il diritto
di avere una propria famiglia che sia per loro un esempio di virtù". (M.G.)