Italia: le lauree in ingegneria ed economia offrono maggiori sbocchi
In Italia, le lauree in ingegneria superano quelle in economia per gli sbocchi lavorativi:
buone possibilità danno i corsi in medicina, odontoiatria, statistica, psicologia,
le discipline chimico-farmaceutiche: restano indietro le lauree umanistiche. E’ quanto
emerge dal rapporto sui “Fabbisogni professionali per occupabilità” di Excelsior-Unioncamere,
il Sistema informativo sull’occupazione e la formazione del Ministero del Lavoro,
pubblicato nei giorni scorsi. La ricerca rileva, in particolare, che il tasso di disoccupazione,
fino ai 29 anni, rimane del 27% . Ma quali possono essere gli interventi necessari
per avvicinare il sistema formativo universitario al mondo del lavoro? Risponde al
microfono di Elisa Castellucci, il segretario confederale della Cisl, Giorgio
Santini.
R. - Bisogna
operare con le riforme e con gli adattamenti necessari e poi bisogna anche, nell’immediato,
assumere qualche provvedimento. Ad esempio, noi pensiamo che nel piano del lavoro
di cui si sta parlando anche a livello di ministero sarebbe molto importante prevedere
un capitolo specifico per i giovani, per favorire le assunzioni di giovani laureati,
diplomati, con modalità che non siano i tirocini e gli stage, che sono, come spesso
sappiamo, dei percorsi senza fine e senza poi stabilizzazione. Quindi, fare uno sforzo
- anche incentivando le imprese perché assumano i giovani - per uscire da questo bacino
di disoccupazione potenziale, ma anche purtroppo reale molto, molto ampio.
D.
- Ma quale potrebbe essere un consiglio adatto per un giovane studente che vuole intraprendere
un percorso universitario?
R. - Nell’immediato, consultare attentamente
questi dati ed anche queste ricerche. Quella di “Excelsior”, per esempio, è molto
importante e molto dettagliata. Ci sono, per esempio, in questo momento, in Italia,
almeno 140 mila posti di lavoro che sono di difficile reperimento, per i quali si
fa fatica a trovare il personale adeguato. Un consiglio che io darei, anche a chi
vuole intraprendere il percorso universitario, è quello di leggere bene anche queste
statistiche, dove c’è il difficile reperimento di questa manodopera. Per esempio,
torna il tema dei lavori legati alla sanità, torna il tema dei lavori legati anche
ai mondi produttivi, e quindi facoltà tecnico-scientifiche. E sulla base di questo,
credo, un orientamento, pur fatto con le proprie valutazioni, potrebbe essere adeguato.
D.
- Quali criticità presenta oggi il sistema universitario in Italia?
R.
- E’ un problema di equilibrio. Siamo stati molto carenti nell’area tecnico-scientifico-professionale:
lì dobbiamo recuperare, senza naturalmente scadere nell’eccesso di abbandonare il
settore umanistico che va invece qualificato e va proiettato anche sulle nuove esigenze.
Un sistema scolastico forte, ben calibrato ha bisogno anche di una struttura di preparazione
e anche di possibilità di formare, poi, personale docente e tutto quello che vi è
collegato, che resti nel tempo e che abbia una sua valenza ed una sua qualità il più
possibile alta.