No dei vescovi messicani alle adozioni da parte delle coppie omosessuali
La Suprema Corte di giustizia del Messico, con nove voti a favore e due contro, ha
approvato ieri la possibilità che le coppie omossesuali, unite in "regolare matrimonio"
possano adottare dei figli, ma ciò è valido solo nel Distretto federale dove nel dicembre
2009 questo tipo di unioni sono state sancite dal Parlamento dello Stato. La stessa
Corte, lo scorso 5 agosto, in risposta al ricorso presentanto da parte dell'Ufficio
del governatore, aveva dichiarato che questa legge statale è costituzionale. L'arcivescovo
di Guadalajara, cardinale Juan Sandoval Íñiguez, in un ampio documento pubblicato
sul sito dell'episcopato messicano, ribadendo quanto detto a più riprese da parte
dai vescovi messicani, oltre alla "tristezza e delusione" per una così grave decisione
rileva che i giudici "hanno disatteso il bene comune, la logica del senso comune e
hanno palesato disprezzo per la legge naturale". Per l'arcivescovo, la concessione
dei medesimi diritti di una coppia eterosessuale ad un’omossesuale "è un aberrazione
che si somma ad altre che si sono accumulate recentemente" e "danneggia profondamente
il matrimonio, formato da una maschio e da una femmina, e la famiglia, prole di un'unione
fra due persone di sesso diffirente". Nella sua dichiarazione il cardinale di Guadalajara,
con riferimento specifico ai bambini che potrebbero essere adottati da coppie omosessuali,
cita diversi studi scientifici ed antropologici sulla materia che dimostrano i rischi
a cui vanno incontro questi figli "adottivi" e aggiunge: "Non devono essere tenuti
in conto solo i diritti delle persone dello stesso sesso che vogliono adottare figli,
ma anche i diritti fondamentali dei bambini, in particolare di chi potrebbe essere
dato in adozione". Se un bambino ha bisogno di essere adottato, osserva il porporato,
"lo stato deve sorvegliare affinché questo suo diritto sia un'opportunità per inserirsi
nella società nel modo migliore" e al riguardo, sottolinea il cardinale Juan Sandoval
Íñiguez, "avere un padre e una madre è l'ambiente migliore e più adatto". "No si tratta
di argomenti di carattere religioso - prosegue l'arcivescovo di Guadalajara -, e neanche
di un semplice coinvolgimento morale nell'ordine civile, né tantomeno di ingerenza
nella laicità dello Stato, bensì di prove scientifiche che conosciamo sino ad oggi
così come delle conseguenze della legge naturale", tutti "elementi determinanti per
affermare che l'ambiente propizio per lo sviluupo di questi bambini è la coppia eterosessuale".
Tornando agli argomenti che il porporato ha già proposto nei giorni scorsi, ribadisce:
"I bambini nascono dall'unione tra un uomo e una donna. Mai è nato un bambino dall'unione
tra due persone del medesimo sesso; dunque, il suo sviluppo resta legato strettamente
alla sua origine e questo è un diritto che oggi è stato violato da parte della Suprema
Corte di giustizia della nazione". (A cura di Luis Badilla)