El Salvador. Mons. Escobar Alas: porre fine alla barbarie della violenza
L'arcivescovo di San Salvador, mons. Luis Escobar Alas, ieri, nel suo abituale incontro
con la stampa dopo la Santa Messa della domenica è tornato a riflettere sulla situazione
del Paese, in particolare sulla violenza che sembra non avere fine. "Occorre urgentemente
da parte delle autorità ogni sforzo per fermare questa spirale”, ha rilevato il presule
ricordando con dolore la decapitazione, mercoledì scorso, di una bimba di sei anni
nel villaggio di Las Acostas, a 40 km dalla città capitale. "Dobbiamo chiedere al
Signore, e anche alle autorità, di fare di più per usciere insieme da questa situazione
e in questo sforzo tutti dobbiamo sostenere le nostre autorità", ha ribadito il presule
esclamando costernato: "Quanta barbarie, quanta cattiveria! Una bimba decapitata quando
rientra dalla scuola è il simbolo tragico di quanto accade!". D'altra parte mons.
Escobar ha parlato del suo recente incontro con i responsabili della sicurezza, che
gli hanno confermato una "diminuzione dei fatti di violenza", ma ha aggiunto: "Loro
hanno buona volontà e lavorano. Noi dobbiamo essere vicini a loro in questa lotta
contro il male". L'arcivescovo salvadoregno interpellato dai giornalisti si è occupato
di altri due temi. In merito ai 93 anni di età che avrebbe compiuto ieri, nell’giorno
dell'Assunta, il suo illustre predecessore, mons. Oscar Arnulfo Romero, se non fosse
stato assassinato il 24 marzo 1980, ha chiesto "intense preghiere per il progresso
della sua causa di beatificazione". E con riferimento alle manipolazioni che a volte,
per interessi politici o ideologici si fanno della figura e dell'eredità spirituale
di mons. Romero, il presule ha ribadito quanto detto a più riprese da parte dell'episcopato
del Salvador: "Mons. Romero e la sua santità sono simbolo di unione e di stile di
vita cristiano". Infine, tornando al dibattito nazionale sulla libertà di espressione,
in attesa di un verdetto della Corte suprema che si deve pronunciare sulla deroga
dell'articolo 119 del Codice penale che oggi garantisce il diritto di critica dei
giornalisti, mons. Escobar Alas, ha osservato che sarebbe "conveniente non introdurre
modifiche in questa materia". "La libera espressione – ha precisato il presule - è
fondamentale in un Paese democratico. Chiedo alla Corte un serio approfondimento della
questione tenendo sempre presente il bene comune e il sistema democratico in cui viviamo
e di cui tutti beneficiamo". Parlando sugli eccessi in cui a volte cade il giornalismo,
l'arcivescovo ha precisato che è giusto che siano puniti ma per farlo "non occorre
penalizzare il diritto alla critica (...) poiché si possono cercare altri modi o metodi".
"E' prudente che sia revisionata la legislazione sulla materia, ha concluso mons.
Escobar Alas, ed evitare così gli abusi che offendono la dignità della persona, ma
non si deve pensare a limitare la libertà di espressione o al carcere per i giornalisti".
(A cura di Luis Badilla)