Prosegue la crescita economica della Cina, ormai in procinto a fine 2010 di superare
il Giappone al secondo posto della classifica mondiale a ridosso degli Stati Uniti.
Pechino ha infatti sopravanzato Tokyo nel secondo trimestre dell'anno. Gli analisti
parlano di un fatto storico per un’economia emergente come quella cinese che fino
a dieci anni fa era al settimo posto. “Pechino è un interlocutore molto importante
per l’Europa”, afferma l’economista Alberto Quadrio Curzio, vicepresidente
dell’Accademia dei Lincei, intervistato Alessandro Guarasci:
R. – Le esportazioni
europee verso la Cina stanno crescendo in modo significativo, in particolare quelle
della Germania. In secondo luogo, dal punto di vista politico, ormai la Cina rappresenta
un colosso mondiale di rilevanza non minore per la strategia mondiale stessa, degli
Stati Uniti. E dunque l’Unione Europea può essere un interlocutore molto importante
della Cina stessa, per la sua capacità – dell’Unione Europea – di essere portatrice
di una forma di democrazia molto partecipata, sperando in un’evoluzione della Cina
stessa.
D. – Professore, però laddove gli standard lavorativi non sono
al massimo, è più facile ottenere risultati di questo genere …
R. –
Questo è, in realtà, il punto cruciale di tutta la vicenda, perché la Cina non potrà
proseguire la sua crescita senza portare un miglioramento nel tenore di vita di tutta
la sua popolazione attraverso meccanismi retributivi più equi attraverso condizioni
di lavoro che tutelino meglio i lavoratori stessi. Perciò sarà essenziale un passaggio
verso uno sviluppo più integrale.
D. – Professore, ma questo risultato
è dovuto soprattutto all’enorme forza lavorativa cinese, oppure c’è anche qualcos’altro
– capacità di adattamento, riforme …
R. – In Cina si realizzano anche
prodotti di tecnologia avanzata e non solamente prodotti di bassa qualità. La Cina
sta investendo moltissimo nella ricerca e quindi è ben vero che è basso il costo della
forza lavoro, ma è altrettanto vero che la Cina non sta trascurando un innalzamento
della qualità dei propri prodotti.
D. – E’ sorpreso di questa fase di
quasi-stagnazione del Giappone?
R. – Credo che malgrado la forza della
sua industria, la capacità innovativa straordinaria e la sua capacità di esportare,
il Giappone sia un’economia per tanti versi molto chiusa. Per esempio, il Giappone
importa molto poco; il Giappone non ha praticamente fenomeni di movimenti migratori
in entrata. La Cina presenta dei potenziali di apertura molto, molto interessanti:
a lungo termine, più interessanti di quelli giapponesi.