Vigilia dell'Assunta e memoria di San Massimiliano Kolbe. Il Papa: affidarsi a Maria
è sorgente di coraggio e serenità
La Chiesa si appresta a celebrare domani la Solennità dell’Assunzione della Beata
Vergine Maria: domani mattina, alle 8.00, il Papa presiederà la Santa Messa nella
parrocchia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo. A mezzogiorno, il tradizionale
appuntamento dell’Angelus, nel cortile del Palazzo Apostolico della cittadina laziale.
Oggi, Vigilia dell’Assunta, la Chiesa celebra la memoria di San Massimiliano Kolbe,
sacerdote francescano polacco morto nel lager di Auschwitz consegnando la sua vita
nelle braccia di Maria. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Non ha mai
perso la speranza, anche se ha attraversato il tempo buio dei lager: così il Papa
ha ricordato, domenica scorsa, padre Massimiliano Kolbe, sacerdote innamorato di Maria,
totalmente affidato a Lei, anche nell’ora della morte:
“'Ave Maria!':
fu l’ultima invocazione sulle labbra di san Massimiliano Maria Kolbe mentre porgeva
il braccio a colui che lo uccideva con un’iniezione di acido fenico. È commovente
costatare come il ricorso umile e fiducioso alla Madonna sia sempre sorgente di coraggio
e di serenità”. (Udienza generale, 13 agosto 2008)
La vita di Massimiliano
Kolbe, come quella di tanti martiri, sembra la vittoria del potere del male:
“Apparentemente
le loro esistenze potrebbero essere ritenute una sconfitta, ma proprio nel loro martirio
risplende il fulgore dell’Amore che vince le tenebre dell’egoismo e dell’odio. A san
Massimiliano Kolbe vengono attribuite le seguenti parole che egli avrebbe pronunciato
nel pieno furore della persecuzione nazista: ‘L’odio non è una forza creativa: lo
è solo l’amore’”. (Udienza generale, 13 agosto 2008)
Padre Kolbe
ha dato la sua vita per amore, come ci ricorda il Vangelo odierno dedicato al “comandamento
nuovo” di Gesù: amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati. Lui è la fonte e il
modello di ogni vero amore, che è amore senza misura:
“Quelle parole
di Gesù, ‘come io vi ho amati’, ci invitano e insieme ci inquietano; sono una meta
cristologica che può apparire irraggiungibile, ma al tempo stesso sono uno stimolo
che non ci permette di adagiarci su quanto abbiamo potuto realizzare”. (Udienza generale,
9 agosto 2006)
Nella storica visita nel campo di concentramento
di Auschwitz, Benedetto XVI parla dei tanti testimoni della verità e del bene morti
in questo lager:
“Essi scuotono la nostra memoria, scuotono il
nostro cuore. Non vogliono provocare in noi l'odio: ci dimostrano anzi quanto sia
terribile l'opera dell'odio. Vogliono portare la ragione a riconoscere il male come
male e a rifiutarlo; vogliono suscitare in noi il coraggio del bene, della resistenza
contro il male. Vogliono portarci a quei sentimenti che si esprimono nelle parole
che Sofocle mette sulle labbra di Antigone di fronte all'orrore che la circonda: 'Sono
qui non per odiare insieme, ma per insieme amare'". (Discorso ad Auschwitz, 28 maggio
2006)
Ma chi era Massimiliano Kolbe? Riviviamo alcuni momenti della
vita di questo Santo nel servizio di Isabella Piro:
(musica)
“Solo
l’amore crea”: è questo il motto di Massimiliano Kolbe, che della carità fa il suo
stendardo. Nato in Polonia nel 1894, presto sceglie di farsi seguace di San Francesco,
entrando nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali. Fortissima la sua devozione mariana,
tanto che nel 1917 fonda la “Milizia di Maria Immacolata”, seguita, dieci anni dopo,
dalla “Città dell’Immacolata”, un centro vocazionale vicino Varsavia. Ascoltiamo padre
Luigi Carillo, assistente spirituale per la Campania della “Milizia dell’Immacolata”:
“Lui aveva questa idea: che solo attraverso Maria, Mediatrice di tutte
le grazie, l’uomo può arrivare a Dio. Quindi, Maria diventa strumento, ‘scala’ che
porta, che conduce direttamente a Dio”.
Polonia, India, Giappone: la
missione evangelizzatrice di padre Kolbe supera ogni confine, nonostante gli venga
diagnosticata la tubercolosi. E ovunque vada, San Massimiliano porta avanti il suo
amore per l’uomo, creatura di Dio. Padre Carillo:
“Lui amava l’uomo.
È stato in Giappone, ha fondato diversi conventi, si è spinto quasi fino agli estremi
confini del mondo, appunto per annunciare la salvezza attraverso la Madonna, e ovviamente
la Madonna è stata il fulcro della sua vita spirituale”.
Ma l’Europa
sta cambiando e la Seconda Guerra Mondiale lascia sul campo vittime, feriti, profughi.
Ad essi si dedica padre Kolbe, senza paura, fino al 1941, quando viene deportato nel
campo di sterminio di Auschwitz. 16670: questo il numero che gli viene tatuato sul
braccio. E quello stesso braccio lui lo porge ai carnefici che lo uccidono con un’iniezione
di acido fenico, dopo 14 giorni di stenti nel “Bunker della fame”. Non era destinato
a quel bunker, padre Kolbe, ma si era offerto volontario al posto di un altro prigioniero,
un padre di famiglia. Le sue ultime parole sono “Ave Maria”. Era il 14 agosto 1941:
“Il male si combatte solo attraverso l’amore: proprio la testimonianza
ardente della carità. Quindi, San Massimiliano è stato quel chicco di frumento che
è morto a se stesso donando la sua vita per portare i frutti – appunto – della carità.
Quel padre di famiglia potrebbe essere il simbolo dell’umanità, ancora oscurata dalle
tenebre del peccato. Solo attraverso l’amore e la carità l’uomo può essere salvato”.
Testimone
dell’amore in Cristo, San Massimiliano ci lascia una grande eredità. Ancora padre
Carillo:
“Dove oggi c’è il relativismo, dove tutto è un vivere liquido,
San Massimiliano è un forte esempio dell’amore vero, concreto che si trasforma in
azione. Non un amore aleatorio, superficiale: San Massimiliano diventa veramente un
punto di riferimento per i giovani!”.