Il vescovo di Noto: vivere le vacanze come un tempo per curare le cose che valgono
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In questo tempo di vacanze, “i nostri cuori non perdano mai di vista la Parola di
Dio e i fratelli in difficoltà”: è l’esortazione che Benedetto XVI ha rivolto l’11
luglio scorso a Castel Gandolfo, all’inizio del suo periodo di riposo estivo. Estate,
dunque, come periodo in cui valorizzare la relazione con Dio e con il prossimo. Un
aspetto delle vacanze su cui si sofferma mons. Antonio Staglianò, vescovo di
Noto in Sicilia, intervistato da Federico Piana:
R. - Io credo
che per vivere bene il tempo della vacanza occorre mettersi in atteggiamento di vivere
bene il tempo, poiché il tempo ordinariamente scorre nelle frenesie dei lavori quotidiani,
ma anche nei bombardamenti dei ritmi di una società sostanzialmente consumistica.
Recuperare il tempo nel suo significato e quindi il tempo come distensione dell’anima,
come cura per le cose che più valgono e interessano nella vita, questo significa fare
vacanza. Fare vacanza vuol dire entrare nella dimensione per cui occorre riposare
nel tempo, liberandosi da preoccupazioni particolari e da certi legami che sono come
la nostra ordinaria schiavitù ed entrando invece in atteggiamento di cura: della cura
per noi stessi, anche del nostro corpo, della nostra anima, della nostra intelligenza,
del nostro cuore. Nella cura, quindi, delle cose che più valgono nella vita: le relazioni
umane, i legami carichi di affetto e da far crescere quelli che sono in atto, ma anche
da incrementare nuove amicizie. Ritengo che per vivere bene il tempo di vacanza occorra
orientare le vacanze ad un certo gusto del tempo che abbiamo a disposizione.
D.
- La vacanza deve essere anche un’occasione per vivere meglio la famiglia ...
R.
- Molto spesso noi pensiamo alla vacanza come allo svago raggiungibile, perché viviamo
un’esperienza senza legami. Se ci pensiamo bene, però, tutto il tempo durante l’anno
è centrato - ahimè - proprio su questo: nello sfilacciare i legami essenziali che
costituiscono propriamente la nostra esistenza, il nostro cuore. Io direi che la vacanza
è un po’, per un cattolico, come se fosse la domenica prolungata e come la domenica
bisognerebbe recuperare la propria presenza in famiglia; il rapporto educativo con
i figli; una relazione d’affetto e d’amore anche più grande con il coniuge: sentirsi
famiglia, avere il tempo per la famiglia e come famiglia realizzare anche qualche
cosa. Questa è un’esperienza umanizzante che noi dovremmo recuperare, proprio perché
alla fine in gioco - e questo anche nel tempo di vacanza, come la domenica - non c’è
tanto la mia pietas, il mio rivolgermi a Dio o il mio non rivolgermi a Dio, ma c’è
la bellezza della mia umanità, come vivo la mia esistenza umana, cosa rende la mia
esistenza umana pienamente gioiosa, felice e bella. Io credo che l’amore familiare,
che dalla famiglia si distende poi fino ad arrivare alla comunità degli uomini ed
anche in tempo di vacanza dovremmo avere più tempo per amare, amarci e diffondere
amore. (Montaggio a cura di Maria Brigini)