Dopo i restauri torna nei Musei Vaticani la Biga di Francesco Antonio Franzoni
Si è concluso nei giorni scorsi il restauro della Biga, mirabile invenzione del carrarese
Francesco Antonio Franzoni (1734-1818), scultore, antiquario e restauratore che fu
al servizio dei Musei Vaticani negli anni che si collocano fra la fine del XVIII e
gli inizi del XIX secolo. Lo ha annunciato sull’Osservatore Romano il direttore dei
Musei Vaticani, Antonio Paolucci. “Dotato di straordinaria abilità tecnica, di una
conoscenza perfetta dei materiali e di un talento mimetico che ha del prodigioso –
scrive Paolucci - egli riusciva a trasformare un frammento originale in una scultura
moderna dotata tuttavia, agli occhi dei contemporanei, della credibilità, della maestà
e della ‘grazia’ tipiche del manufatto romano o ellenistico di riferimento. Non era
un falsario nel senso volgare del termine. Era un artista-restauratore in grado di
ricreare l'antico così come egli stesso e i suoi committenti, in quella stagione della
cultura e della storia, lo immaginavano e lo volevano. La Biga – rileva Paolucci -
è, nel percorso del Museo Pio Clementino, il suo capolavoro. Non a caso ha avuto l'onore
della dedica di una sala. Dopo l'intervento di revisione e consolidamento della struttura,
di riordino e pulitura delle superfici, diretto da Giandomenico Spinola e realizzato
da Massimo Bernacchi del Laboratorio restauro marmi di Guy Devreux, l'opera ci è stata
restituita al meglio della conservazione e della leggibilità possibili. Ora – prosegue
- possiamo capire come lavorasse il Franzoni. In origine c'erano due cospicui frammenti
marmorei di antichità romane: un pezzo di cavallo di età imperiale, la cassa di un
carro cerimoniale databile fra il primo secolo antecedente l'era cristiana e il primo
secolo dell'era cristiana. Questa cassa, nella basilica romana di San Marco, svolgeva
da tempo immemorabile funzioni di seggio episcopale. Lo scultore assemblò, rielaborò
e integrò l'uno e l'altra inventando una biga completa di timone e di ruote decorate
a protomi leonine al mozzo, di foglie d'acanto ai raggi, di greca a fiori e girali
continui, ai cerchioni. La completò anche di due cavalli: uno realizzato integrando
di fantasia il frammento archeologico, l'altro esemplandolo ex novo su quello. Il
risultato è splendido. Proprio perché non c'è l'antico. Ci sono il sogno, la nostalgia,
la evocazione dell'antico filtrati da una sensibilità già in tutto moderna”. “Se la
Biga è il capolavoro del Franzoni – scrive Paolucci - il settore dei Musei nel quale
il suo talento di scultore-restauratore-inventore ebbe modo di esprimersi compiutamente,
è la Sala detta ‘degli animali’, affascinante segmento collezionistico voluto da Clemente
XIV Ganganelli e, soprattutto, da Pio VI Braschi. Collocato com'è fra la Sala delle
Muse che ha al centro il Torso del Belvedere e il Cortile Ottagono, l'una e l'altro
sintesi ed emblema dell'arte antica ai suoi livelli eccelsi, lo ‘zoo di pietra’ rappresenta
per il visitatore una piacevole pausa rasserenante, un momento di curiosità e di stupore”.