2010-08-13 15:51:39

Dopo i restauri torna nei Musei Vaticani la Biga di Francesco Antonio Franzoni


Si è concluso nei giorni scorsi il restauro della Biga, mirabile invenzione del carrarese Francesco Antonio Franzoni (1734-1818), scultore, antiquario e restauratore che fu al servizio dei Musei Vaticani negli anni che si collocano fra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo. Lo ha annunciato sull’Osservatore Romano il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci. “Dotato di straordinaria abilità tecnica, di una conoscenza perfetta dei materiali e di un talento mimetico che ha del prodigioso – scrive Paolucci - egli riusciva a trasformare un frammento originale in una scultura moderna dotata tuttavia, agli occhi dei contemporanei, della credibilità, della maestà e della ‘grazia’ tipiche del manufatto romano o ellenistico di riferimento. Non era un falsario nel senso volgare del termine. Era un artista-restauratore in grado di ricreare l'antico così come egli stesso e i suoi committenti, in quella stagione della cultura e della storia, lo immaginavano e lo volevano. La Biga – rileva Paolucci - è, nel percorso del Museo Pio Clementino, il suo capolavoro. Non a caso ha avuto l'onore della dedica di una sala. Dopo l'intervento di revisione e consolidamento della struttura, di riordino e pulitura delle superfici, diretto da Giandomenico Spinola e realizzato da Massimo Bernacchi del Laboratorio restauro marmi di Guy Devreux, l'opera ci è stata restituita al meglio della conservazione e della leggibilità possibili. Ora – prosegue - possiamo capire come lavorasse il Franzoni. In origine c'erano due cospicui frammenti marmorei di antichità romane: un pezzo di cavallo di età imperiale, la cassa di un carro cerimoniale databile fra il primo secolo antecedente l'era cristiana e il primo secolo dell'era cristiana. Questa cassa, nella basilica romana di San Marco, svolgeva da tempo immemorabile funzioni di seggio episcopale. Lo scultore assemblò, rielaborò e integrò l'uno e l'altra inventando una biga completa di timone e di ruote decorate a protomi leonine al mozzo, di foglie d'acanto ai raggi, di greca a fiori e girali continui, ai cerchioni. La completò anche di due cavalli: uno realizzato integrando di fantasia il frammento archeologico, l'altro esemplandolo ex novo su quello. Il risultato è splendido. Proprio perché non c'è l'antico. Ci sono il sogno, la nostalgia, la evocazione dell'antico filtrati da una sensibilità già in tutto moderna”. “Se la Biga è il capolavoro del Franzoni – scrive Paolucci - il settore dei Musei nel quale il suo talento di scultore-restauratore-inventore ebbe modo di esprimersi compiutamente, è la Sala detta ‘degli animali’, affascinante segmento collezionistico voluto da Clemente XIV Ganganelli e, soprattutto, da Pio VI Braschi. Collocato com'è fra la Sala delle Muse che ha al centro il Torso del Belvedere e il Cortile Ottagono, l'una e l'altro sintesi ed emblema dell'arte antica ai suoi livelli eccelsi, lo ‘zoo di pietra’ rappresenta per il visitatore una piacevole pausa rasserenante, un momento di curiosità e di stupore”.







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