Cento anni fa moriva Florence Nightingale, modello per le infermiere di tutto il mondo
Cento anni fa, il 13 agosto del 1910, moriva Florence Nightingale, considerata la
fondatrice del "nursing" moderno, ricordata anche con il soprannome "la signora della
lampada". Allo scoppio della guerra in Crimea nel 1854 le fu affidata la gestione
del lavoro negli ospedali militari in Turchia nei quali introdusse rivoluzionarie
tecniche, per l’epoca, di prevenzione delle malattie. Simona De Santis ha parlato
di questa straordinaria figura con Giovanna Carta, responsabile del Servizio
Infermieristico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.
R. – Florence
Nightingale è il punto di riferimento oggi, a cent’anni dalla sua morte, per le infermiere
di tutto il mondo. Fondò la prima scuola di infermieri e soprattutto diede delle basi
scientifiche e dignità ad una professione, che era considerata prima di allora soprattutto
su base volontaria e di accompagnamento più che per efficacia della cura.
D.
– E’ considerata la prima infermiera, genio della statistica. In che modo fu rivoluzionario
il suo contributo?
R. – Perché per prima diede il via a quello che è
oggi tutto il campo della prevenzione delle infezioni ospedaliere. Proprio lei scoprì,
sulla base dei dati che ogni giorno raccoglieva, che le infezioni in ospedale derivavano
dalle mani degli operatori stessi, medici, che passavano da un malato all’altro, per
esempio, senza lavarsi le mani. E questo venne fuori da tutti i suoi dati, che giornalmente
scriveva sul suo diario.
D. – Torniamo a ricordare un’immagine a cui
noi tutti siamo abituati. Perché è stata chiamata la “signora della lampada”?
R.
– E’ stata chiamata così perché lei usava girare la sera tra le corsie dell’ospedale
militare di Crimea con, appunto, una lampada a petrolio. Il suo spirito di abnegazione
era talmente grande che faceva dei giri anche notturni tra i feriti e i malati. Ed
erano proprio i feriti e i malati a chiamarla la “signora della lampada”, tanto che
il romanzo della sua vita porta questo titolo.
D. – Quanto l’identità
cristiana ha inciso nel lavoro della Nightingale?
R. – Portava gli insegnamenti
cristiani ai malati e ai bisognosi. E sono proprio quei valori che l’hanno spinta
– lei che veniva da una famiglia benestante – a lasciare tutto per dedicarsi ad una
professione che allora era considerata per persone non certo del suo livello. Invece
si è unita poi alle Suore di San Vincenzo de’ Paoli e insieme a loro ha portato avanti,
con quella scientificità che abbiamo detto, questa attività di sostegno nella vita
di tutti i giorni.
D. – La Nightingale ha dunque introdotto il concetto
di vicinanza con il malato, che poi è al centro della vostra professione...
R.
– Il contatto con i malati è il fondamento, il valore che ha la nostra professione.
Se non si fa questo, la parte tecnica rimane assolutamente arida e ha molto, molto
meno valore che non considerando l’uomo in tutte le sue componenti.